Chi rompe i forconi

Ne ho già scritto qua, ma voglio ribadire.
Dai tassisti di Roma ai forconi di Palermo è in atto qualcosa che superficialmente potrebbe essere identificata come una prova di forza, ma che in realtà è una testimonianza di debolezza dello Stato.
Il momento difficile non autorizza nessuno a scatenare rivolte che hanno soltanto brutti effetti collaterali. Passare all’incasso di un diritto con un’arma in pugno equivale a calpestarlo, quel diritto. Anche perché coi sacrifici che si vedono all’orizzonte, qualcuno potrebbe decidere che il modo migliore di evitarli è di imporli agli altri. E questo è un ragionamento che porta dritti alla guerra civile.
Quindi tollerare istituzionalmente manifestazioni come quelle che stanno paralizzando la Sicilia è quantomeno un atto di imprudenza, al netto delle responsabilità personali.

Pubblicato da

Gery Palazzotto

Palermo. Classe 1963. Sei-sette vite vissute sempre sbagliando da solo. Sportivo nonostante tutto.

7 commenti su “Chi rompe i forconi”

  1. NE CIVES VENIANT AD ARMA, spezzare l-odiosa
    violenta stupida protesta che ha messo in
    ginocchio la comunit’ isolana

  2. Detro i forconi c’è la mafia, con i suoi non confessabili disegni di rottura con il contesto
    nazionale.
    Sicilia, indipendente, culla della mafia. Che schifo, che vergogna

  3. ” Passare all’incasso di un diritto con un’arma in pugno equivale a calpestarlo, quel diritto.”
    Ottimo…

  4. Come sempre in Sicilia, la mobilitazione, la “sovversione” e la rottura con il passato non nascono mai dal basso. Al massimo un grande movimento di indignazione, ma niente di più. Questa è l’ennesima guerra tra borghesie parassitarie che riguarda solo la nostra isola. La politica romana non metterà becco su questa vicenda, al massimo ci inzupperà il pane. E se prevarrà il senso dello “Stato”, interverrà con una “mission” di convenienza.

  5. Quali che siano le ragioni di questa protesta, è una protesta che va contro il popolo siciliano, che di tutto ha bisogno fuochè, fra l’altro, che di essere ricattato dal “mercato nero” di benzina e di altro che la mafia ha messo in atto, ad esempio, nei quartieri più popolari di Palermo.

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