Il diritto di Fabio Volo e il rovescio della grammatica

Ieri su Twitter, Fabio Volo ha scritto:

L’italiano per uno degli scrittori più venduti d’Italia non è un optional. Allora mi sono permesso di far notare la cosa.

Uno strafalcione può capitare a tutti, si capisce. Anzi, su un social-media come Twitter, può essere l’occasione per familiarizzare coi fan, tendere un filo di conversazione reale. E, ritengo, può costituire soprattutto uno spunto costruttivo: chi scrive per mestiere deve comunque aver cura della materia prima, la lingua.
Invece, nell’assenza di un qualunque cenno dello scrittore, la risposta dei fan di Volo è stata la seguente (ma è soltanto un concentrato delle decine di tweet, previo filtraggio degli insulti ai danni del sottoscritto).

I lettori di Fabio Volo sono liberi di considerare la grammatica un accessorio: un autore si sceglie anche per affinità. L’importante è che costoro non pretendano che la restante parte del mondo – per fortuna maggioritaria – la pensi come loro.

 

 

Pubblicato da

Gery Palazzotto

Palermo. Classe 1963. Sei-sette vite vissute sempre sbagliando da solo. Sportivo nonostante tutto.

20 commenti su “Il diritto di Fabio Volo e il rovescio della grammatica”

  1. Si possono fare tante ipotesi sul perché uno scrittore abbia un pessimo italiano, una di queste è la propria ignoranza in materia. Questo però non esclude che alle spalle abbia un ottimo editor che corregge ogni strafalcione prima delle pubblicazioni, per finire si potrebbe prendere la scorciatoia di far fare tutto ad un ghostwriter come lei.

    Può scrivere un pezzo sul perché Mondadori spinga la figura Fabio Volo nel mercato dei libri, si potrebbero portare altri esempi di personaggi nelle medesime condizioni.

  2. Dai, almeno ha scritto correttamente “c’è”. ;) Avete mai provato a chiedere in giro come si scrive “ce n’è”? Vien fuori il Festival degli orrori (ortografici).

  3. C’è sempre qualcuno pronto a tirar fuori la carta dell’invidia: quelli che ne hanno le dispense piene.

  4. caro gery, ha ragione acquamarina72: sono problemi tuoi/nostri e del ghostwriter di fabio volo, faletti etc.
    chi fa sbaglia, é sempre stato il mio motto, chi non fa, si vanta di non fare errori, ma puó raccontarlo solo al suo cane. chi fa (o fa fare) per conto terzi e incassa, fa quello che vuole. perfino b. ha chi lo rimpiange!!!

  5. Infatti, caro Raimondo. Il problema è di chi solleva il problema: una situazione tipicamente italiana.
    @infrid. Ma no che non nascondo il moncherino…

  6. Ieri ero di passaggio a Roma. All’aeroporto di Fiumicino mi restava poco più
    di un quarto d’ora prima dell’imbarco; ho preferito trascorrerlo fra gli scaffali della libreria Feltrinelli. Mi sono illuso: magari, afferro al “volo”, un buon libro prima di prendere il “volo”. Finalmente in Italia dopo diverse settimane, mi sono diretto subito verso lo scaffale dei “libri più venduti della settimana (mese?)”. Fra i primi dieci titoli ho visto quello di Fabio “volo” – appunto al primo posto – poi, Luciana Littizzetto (al secondo posto!), poi altri scrittori stranieri. Ho continuato a cercare gli autori italiani: Giorgio Faletti, Bruno Vespa, Benedetta Parodi, Vasco Rossi e, dulcis in fundo, Zlatan Ibrahimovic (il titolo tutto un programma: “Io Ibra”). Mi sono fermato perché non volevo pensare che, magari, anche il Gabibbo avesse scritto un bestseller. Ho corso, gambe in spalla e con il mio cuore gonfio di tristezza, verso il mio “volo” (l’ho già scritto quattro volte!) per Ginevra e ho pensato a quello che resta della letteratura contemporanea in Italia. L’unico “scrittore” – non un autore – italiano in classifica è Alessandro Baricco con “Mr. Gwyn” che però avevo già comprato on-line il giorno stesso che è uscito.
    Mi sono sentito confuso e non ho capito se dovevo piangere oppure rallegrarmi perché andavo via.

  7. Gery, non vorrei passare per uno snobista, esterofilo e qualcos’altro.
    Fabio Volo merita rispetto e anche ammirazione. Sicuramente, attenzione da un punto di vista sociologico e culturale. Ho avuto modo di seguirlo agli inizi della sua carriera: quando faceva il conduttore televisivo. Poi, mi pare che abbia anche tentato una carriera da cantante, continuando come attore e sceneggiatore cinematografico per poi svilupparsi come scrittore e, infine addirittura “scrittore di successo”. Non si può dire che non sia un bel percorso di successo per uno che era un panettiere.
    Credo che Volo sia l’espressione più palese della parabola della cultura in Italia degli ultimi dieci-quindici anni che si ricongiunge, addirittura, con i ripetuti crolli delle rovine pompeiane. Questa è stata la cultura in Italia nel ventennio berlusconiano: un panettiere bresciano che, divenuto noto attraverso la televisione commerciale, diventa in appena un decennio un “maître à penser”. Del resto, prima di Volo c’è stato Faletti.
    Non riesco proprio a immaginarmi chi possa essere il prossimo.

  8. Ma uno che ha detto:

    “Io a volte scopro come la penso su di un argomento quando ne parlo. È parlandone che scopro la mia opinione, insieme a quelli che mi ascoltano.”
    (F. Volo)

    come lo si dovrebbe giudicare?

  9. @maurizio m., perdonami la pignoleria, ma – visto che stiamo parlando anche di scivoloni linguistici – suggerirei di rivedere il concetto di “ho corso/sono corso”…. può essere utile consultare: it.narkive.com › it.cultura.linguistica.italiano. senza offesa.

  10. Però una cosa è se lo scivolone coinvolge uno scrittore, un’altra se riguarda una persona che fa un altro mestiere.

  11. Io non so bene cosa stuzzichi tanto in Fabio Volo da suscitare tutto questo successo, visto che non fa davvero niente bene ma nonostante questo sfondi in ogni campo. Probabilmente è il suo atteggiarsi ad alternativo (ogni uomo vuole essere alternativo, mi disse una volta una ragazza), il modo di porsi semplice e diretto, le sue citazioni da intellettuale che nella mediocrità ha facile presa. Me lo immagino sempre come il mio amico più “cazzone” che ha fatto successo senza smettere di fare quello per cui lo conoscevo.
    Tanto di cappello comunque per come riesce a raggiungere il suo scopo. Certo a guardare i suoi tweet faccia venir voglia di dare testate al muro, ma chiedere disobbedienza civile a voi editor mi sembra un po’ troppo.

  12. Gery invidioso di Volo?
    E per quale arcano motivo??
    Grandissimo Palazzotto, per favore non smettere mai… Sei l’unico sollievo!

  13. @anto
    Mi rammarico per l’uso inappropriato dell’ausiliare “avere” invece dell’ausiliare “essere”, con un verbo intransitivo; voglio attribuirlo a uno sgradevole “francesimo” dal momento che uso normalmente entrambe le lingue, da oltre un decennio.
    Tuttavia, il verbo correre è uno di quei verbi intransitivi che in alcuni casi regge anche l’ausiliare “avere”: ho corso o sono corso? Entrambi gli ausiliari sono corretti. Si usa l’ausiliare “essere” allorché si vuole mettere in evidenza il risultato dell’azione stessa del verbo in oggetto: “sono corso verso l’uscita del volo” (ahimè!) Si adopera “avere”, invece, quando si desidera mettere in risalto l’azione del verbo nel suo svolgersi: “ho corso la maratona di New York in 2 ore e 30 minuti (…. in un sogno!)”.
    Insomma, mi sono spinto troppo vicino a una vertigine linguistico grammaticale e per questo non cerco scuse, ma spero di potermi avvalere delle attenuanti del caso: la doppia lingua e il tranello teso proprio dal verbo “correre”.
    Grazie comunque per l’attenta segnalazione.

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