Palermo, l’enigma del dopo Cammarata

L’articolo di oggi su la Repubblica.

Scrivere che Francesco Scoma è l’unico esponente del centrodestra pronto a scendere in campo per la poltrona di sindaco di Palermo è una tautologia, perché nel dizionario della politica siciliana Scoma è sinonimo di candidatura a qualsiasi carica. Tautologia necessaria, però, per dare un’idea della desertificazione che affligge le prime linee berlusconiane da quando sono iniziate le manovre per il dopo Cammarata.
Il coordinatore regionale del Pdl Giuseppe Castiglione dice che non c’è fretta perché si vota in primavera, e forse in cuor suo più che la calma invoca la pazienza. Quella che ci vuole per sopportare il defilarsi del rettore Roberto Lagalla, lo smarcarsi del presidente dell’Ars Francesco Cascio, il baluginare di nomi non certo a sorpresa come quelli di Simona Vicari e Carlo Vizzini.
L’eredità della gestione Cammarata è difficile da maneggiare. Se davvero, per usare le parole del sindaco, fossero “sotto gli occhi di tutti” i “risultati straordinari” ottenuti dall’amministrazione comunale, per il centrodestra sarebbe solo una formalità scegliere il candidato più adatto. Invece il gravissimo deficit che affligge l’immagine del primo cittadino, rende impervia la strada verso la sua successione. Pensate, ad esempio, al programma. L’aspirante sindaco del Pdl dovrà necessariamente annunciare il giro di boa, di cui Palermo ha disperatamente bisogno, senza sconfessare l’azione del suo predecessore: tra sofismi e acrobazie elettorali ci sarà da spremersi le meningi.
Al contrario dell’opposizione, che ha gioco facile nel promettere una qualunque smazzata, il centrodestra dovrà inventarsi una figura che segni il passaggio verso il nuovo anestetizzando il ricordo del vecchio, plasmare un candidato che recuperi il rapporto con la cittadinanza, che sia in grado di mostrarsi serenamente in pubblico. E soprattutto che sappia vincere.
Nella costellazione di paradossi che affollano il cielo della politica, la stella di Cammarata rischia di essere più ingombrante nel momento in cui si autodisintegra.
Sarebbe tuttavia ingiusto caricare sulle spalle dell’attuale sindaco tutta la responsabilità della penuria, nelle fila del suo partito, di aspiranti successori.
In tema di pubblica amministrazione, ormai, la coniugazione di un qualsiasi tempo al futuro non è materia grammaticale, bensì matematica. Sono i numeri, quelli dell’economia, a condizionare pesantemente le strategie politiche. Gli anni a venire saranno molto difficili e non è semplice trovare un primo cittadino che accetti il rischio di fare il commissario liquidatore della città. Tanto più con un governo nazionale tecnico.
Le centinaia di milioni che l’amministrazione Cammarata ha riscosso oltre ai trasferimenti ordinari (basti pensare all’Amia e alla Gesip) saranno un sogno, anzi un incubo, per il sindaco del 2012. E questo pesa sulle volontà e sui programmi. Chi vuol metterci la faccia o, peggio, una zona del corpo agli antipodi?
Brutto momento quello in cui i matrimoni vanno in crisi per la penuria di fichi secchi.

Pubblicato da

Gery Palazzotto

Palermo. Classe 1963. Sei-sette vite vissute sempre sbagliando da solo. Sportivo nonostante tutto.

4 commenti su “Palermo, l’enigma del dopo Cammarata”

  1. S, è davvero un guazzabuglio lo scenario in atto
    circa le candidature del Cetro destra: Ha ragone Castiglione: riparliamone a gennaio: troppe cadidature proposte e revocate. Difficilissimo fare previsioni, anche per l’orizzonte nebuloso del Governo Monti.
    Nn sarà facile per il Popolo della Lbertà riconquistare Palazzo delle Aquile: anzi sarà
    difficile.
    In ogni caso la candidatura, autorevole di Roberto Lagalla, non è tramontata:è vero che
    il rettore non ha dimestichezza con gli incontri
    a base di panelle, cazzili,purpu, calia e semenza,
    però qualche buon titolo ce l’ha. O no?

  2. Vi dico una cosa, anche se non vi interessa:
    E’ da un po’ che mi disinteresso della politica siciliana. Non la capisco più. Non so più che o cosa siamo.
    Una regione autonoma?
    Una regione succube?
    Una regione normale (piena di debiti)?
    una regione di destra? di sinistra? Non mi pare! Di centro? ma neanche questo mi pare!
    Ho la strana sensazione che siamo riusciti ad annullarci.
    Siamo una regione che “Nè cunta nè passa”
    Ecco che siamo

    Secondo me, ovviamente, ma io “né cunto né passu”

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