Date a Cesare quel che è di Battisti

Da anni cerco qualcuno o qualcosa che mi convinca del fatto che, in fondo, è giusto liberare un assassino.
Al momento però fin quando  non mi verrà puntata una pistola alla schiena – vivendo in Italia e non in Brasile – nessuno riuscirà a estorcermi una folle intenzione: resto dell’idea che un delitto è un delitto a qualunque latitudine. Insomma, tra gli ideologi di una sinistra complottista e i parenti delle vittime scelgo quest’ultimi.

Pubblicato da

Gery Palazzotto

Palermo. Classe 1963. Sei-sette vite vissute sempre sbagliando da solo. Sportivo nonostante tutto.

3 commenti su “Date a Cesare quel che è di Battisti”

  1. è vero che un delitto è un delitto ma è anche vero che Battisti:
    1) non ha ucciso Pietro Torregiani (ucciso da (Sebastiano Masala, Sante Fatone, Gabriele Grimaldi e Giuseppe Memeo)e comunque ha un alibi in quanto è anche accusato di aver ucciso Lino Sabadin avvenuto lo stesso giorno e quasi alla stessa ora in un altra città
    2)non ha ferito il figlio di Torregiani perchè a ferirlo fu proprio il padre, che rispose al fuoco dei Proletari Armati e poi come detto stava uccidendo Sabadin
    3) non ha ucciso Lino Sabadin in quanto l’ autore dell’ omicidio (Diego Giacomin) ha confessato di aver ucciso il macellaio assieme a Mutti (il pentito che accusa Battisti degli omicidi)
    4)non ha ucciso l’agente Digos Andrea Campagna in quanto l’ autore del’ omicidio è stato Giuseppe Memeo reo confesso dell’ omicidio con un complice biondo, alto 1 metro e 90 (non mi sembra che Battisti sia talmente alto).
    5)non ha ucciso il maresciallo della polizia penitenziaria Antonio Santoro (era stato accusato dell’ omicidio Santoro dal pentito Mutti) in quanto l’ autore dell’ omicidio è proprio Mutti costretto ad ammetterlo

  2. una precisazione è sempre il pentito Mutti a dichiarare che ad uccidere l’agente Digos Andrea Campagna è stato Battisti con un complice biondo, alto 1 metro e 90 ora poichè Giuseppe Memeo confessa di essere stato lui a sparare ed uccidere il poliziotto , Battisti diventa naturalmente il complice biondo e alto 1 metro e 90

  3. Le sentenze parlano chiaro, a meno che non si voglia fare i berluschini di turno.
    Cesare Battisti, infatti, è stato condannato con sentenze definitive all’ergastolo e ad un periodo di isolamento diurno, oltre che per banda armata, rapine, armi, gambizzazioni, per ben quattro omicidi: in due di essi (omicidio del maresciallo degli allora Agenti di Custodia Antonio Santoro, Udine 6 giugno 1978; omicidio dell’agente Andrea Campagna, Milano 19 aprile 1979), egli sparò materialmente in testa o alle spalle delle vittime; per un terzo (Lino Sabbadin, macellaio, ucciso aMestre il 16 febbraio 1979) partecipò materialmente facendo da copertura armata al killer Diego Giacomini; per il quarto (Pieluigi Torregiani, Milano 16 febbraio 1979) fu condannato come co-ideatore e co-organizzatore. Gli omicidi Sabbadin e Torregiani, infatti, furono compiuti a distanza di un’ ora l’uno dall’altro, nello stesso giorno (16 febbraio 1979, appunto, a pochi giorni dagli omicidi di Guido Rossa ed Emilio Alessandrini), perché responsabili, secondo “la giustizia proletaria”, di avere reagito a rapine che avevano subito poco tempo prima. Furono uccisi perché mai avrebbero dovuto reagire ai proletari costretti alle rapine per sopravvivere. La stessa organizzazione (Proletari Armati per il Comunismo, Pac), di cui Battisti era uno dei capì, organizzò i due omicidi in contemporanea per darvi maggior risalto: un gruppo agì a Mestre (tra essi Battisti), un altro a Milano.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *