Sgarbi senza sorprese

Dopo il flop della prima (e conseguentemente unica) puntata del suo nuovo programma, Vittorio Sgarbi, pur facendo autocritica, dà la colpa alla Rai perché non sarebbe interessata alla cultura.
E in qualche modo instilla il ragionamento secondo il quale, con questo pubblico, in prima serata hanno successo solo morbosità di cronaca e reality.
Non siamo lontani dalla realtà.
Tuttavia è giusto chiedersi se Sgarbi sia il protagonista ideale per un programma di buon livello culturale. E qui dobbiamo distinguere il critico dal personaggio. Se da un lato Sgarbi, piaccia o no, ha tutte le carte in regola per parlare di arte, dall’altro la sua frequentazione continua di ogni salotto televisivo in cui si discetta di Avetrana come del Grande Fratello, di sesso come di politica, di veline come di santi, lo rende mediaticamente vulnerabile: perché la sovraesposizione toglie appeal, e un personaggio che si rispetti deve (anche) incuriosire.
Invece di Sgarbi sappiamo tutto, anzi sappiamo tutto di ciò che Sgarbi sa.
Il programma su Raiuno doveva essere il contrappeso alla tv di sinistra, la celebrazione della fulgida cultura nazionale, un kolossal costosissimo, il nuovo modello di televisione di qualità.
Gli italiani non l’hanno guardato. Probabilmente perché non era scritto bene, probabilmente perché preferivano qualche tetta e qualche culo, probabilmente perché a nessuno piace aprire un pacco in cui c’è scritto “sorpresa” e trovarci dentro la solita bottiglia di whisky avanzata da Natale.

Pubblicato da

Gery Palazzotto

Palermo. Classe 1963. Sei-sette vite vissute sempre sbagliando da solo. Sportivo nonostante tutto.

6 commenti su “Sgarbi senza sorprese”

  1. Ho visto soltanto gli ultimi dieci minuti del programma di Sgarbi e quindi non so se è accettabile il mio commento assolutamente negativo.
    Il pavone Sgarbi, pur di coinvolgere il cuore di “mamma popolare” non ha esitato a sfruttare il rapporto padre-figlio e questo tentativo mi ha negativamente coinvolta. Faccia il padre e non “rompa” intellettualizzando le sue incapacità.

  2. Non ho visto Sgarbi, perchè non vedo la televisione se non in casi eccezionali, ed ero certo che Sgarbi non lo fosse.
    Suppongo che per incollare davanti lo schermo persone diverse da quelle che lo seguono nei suoi interventi scomposti, volgari ed insulsi ci voglia qualcosa di diverso da lui.

  3. Io l’ho intravisto nelle battute iniziali, l’ho trovato penoso e autolesionista. Uno dovrebbe vergognarsi di schiaffeggiare il prossimo, di perdere le staffe, di inveire urlando “capra!” e altro ancora. E invece, compiaciuto, propone un bel collage dei momenti topici, e si tronfia di aver fatto proseliti. Esisterà un altro critico d’arte che non abbia perso l’autorevolezza che gli compete!

  4. Ho visto il programma per intero e mi è piaciuto. Faccio parte, con orgoglio, di quell’8 per cento che ha superato con rincorsa pregiudizi e ostilità, e mi dispiace molto che la Rai si sia dotata di fretta sovrumana per togliere dal palinsesto il programma. E mi dispiace moltissimo, per di più, continuare a sentire in (quasi) ogni dove, banalità, frasi fatte, luoghi comuni, per lo più provenienti da persone che in realtà con lo stesso Sgarbi non hanno mai davvero avuto niente a che fare e men che meno sono state nei luoghi del suo operato.

  5. Io non ho visto il programma quindi di norma non lo giudico però conosco i livelli di Sgarbi dal punto di vista televisivo e ho sempre trovato di disturbo quando usciva dal lato espositivo dei suoi discorsi e inveiva come se non ci fosse un domani contro le persone, cosa che purtroppo sembra la causa principale della sua popolarità mediatica. Proprio per questo motivo, anche se avessi precedentemente saputo dell’esistenza del suo programma, non gli avrei dato ascolto anche se fosse stato effettivamente più culturale del solito.

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