Dove nessuno urla

Foto di Daniela Groppuso

Di ritorno da Oslo.

Se dovessi usare due sole parole per definire i norvegesi di Oslo, mi affiderei a: serenità, compostezza.
La città, piccola e pulita, sembra essere stata costruita solo per i suoi abitanti. Ciò non significa che sia poco ospitale, ma al contrario che il turista non rischierà mai di abboccare a trappole tese apposta per lui. A Oslo, infatti, non esiste nulla di artefatto, o se esiste è veramente nascosto bene. I ristoranti sono cari per tutti (difficile scendere al di sotto delle 40-50 euro a persona), i mezzi pubblici sono numerosi e puntualissimi, la polizia è invisibile e la pulizia è ben visibile (si puliscono tutte le strade con acqua e ramazze, la notte).
A un turista bastano tre-quattro giorni per visitare, senza fatica, i luoghi principali della città: non starò qui a elencarveli, non voglio togliervi il piacere di spulciarli su una bella guida.
I norvegesi sono sinceramente affabili, per quanto affabile può essere un discendente dei vichinghi. Parlano un corretto inglese, tutti, persino l’autista del bus per l’aeroporto che è obbligato a fare gli annunci in due lingue.
C’è in giro la consapevolezza di una diversità storica e, direi, genetica. Vista dalla Norvegia l’Europa è solo un gigantesco insieme di teste a cui fare da cappello, nulla di più. Il distacco, che è anche emozionale, dai fatti lo si respira per strada. Sono incappato nella manifestazione di un gruppo di ambientalisti contro la concessione data dal governo ad alcune compagnie petrolifere. Erano tutti giovanissimi e biondissimi. E silenziosissimi, coi loro cartelli. Serenità e compostezza anche nella protesta. Chi sa di essere ascoltato comunque, non ha nulla da urlare.

Pubblicato da

Gery Palazzotto

Palermo. Classe 1963. Sei-sette vite vissute sempre sbagliando da solo. Sportivo nonostante tutto.

13 commenti su “Dove nessuno urla”

  1. Aggiungere un qualsiasi commento sarebbe semplicemente un pleonasmo. Voglio fare i complimenti a Daniela che con le sue belle fotografie sicuramente contribuisce al piacere che si prova a visitare il tuo blog. Grazie

  2. Grazie, Maurizio!
    Complice un tempo straordinario, ho scoperto una città bellissima, ordinata ma non asettica. E quel mare che si insinua dolcemente tra isole e isolette, così romantico e fiero.

  3. Poi torni a Palermo e trovi l’uomo gesip che minaccia di darsi fuoco ai quattro canti. O che bloccano le autostrade. Echecazzo.

  4. Quando andai c’era lui che suonava in quella piazza lì. Ecco quando vedo l’omino gesip io metto su il cd novembrino e cerco di calmarmi. Per un pò ci riesco.

  5. e se facessimo come ai tempi del giudizio universale?
    Potremmo provare a cancellare la maggior parte dei palermitani (i migliori potrebbero per almeno un anno cambiare città) e far tornare Noè che nella sua arca potrebbe portare cinquanta coppie di giovani norvegesi e svedesi pronte a procreare.
    Immaginate dopo cinquant’anni cosa sarebbe la nostra città? e dopo cento?

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