La speranza è l’ultima a dormire

Uno si alza la mattina coi bottoni rotti perché la notte prima hanno rubato il motorino a sua moglie e lei è in uno stato di prostrazione che nemmeno quando il parrucchiere ha sbagliato taglio è stata così male.
Uno cerca di mettere da parte la rabbia verso i delinquenti che hanno forzato il cancello del garage e recita il rosario per diluire la voglia di bestemmiare. Mentre fa colazione, cerca di contattare l’assicurazione per capire che fare della polizza (tanto il furto, come da contratto, non è previsto) e pensa, chissà perché, a tutti i suoi nemici (tra cui ex amici, finti amici e lestofanti vari)  che in quel preciso momento, chissà perché, stanno pensando a lui con particolare trasporto.
Poi si decide e, accompagnato dalla moglie che più che una motociclista affranta sembra una vedova inconsolabile (e uno si tocca i bottoni rotti), va a sporgere denuncia.
Arriva davanti al commissariato con la moto superstite, entra nel cortile e parcheggia accanto ad altre quaranta motociclette. Un piantone, con la mascella volitiva d’ordinanza, gli dice che no, lì non si può parcheggiare. Ma come? – chiede uno, indicando i motocicli (termine da commissariato) – E questi che sono, ologrammi?”. Alla parola ologrammi, il piantone quasi mette mano alla pistola. Ma la vista della vedova lo ammansisce.
Qualche minuto dopo, davanti all’agente che deve verbalizzare la denuncia, si apre un mondo di relative che si annodano e di congiuntivi strabici: uno, alla fine, è costretto a firmare una dichiarazione dove oltre che per i reati in oggetto, si dovrebbe procedere per strage della lingua italiana (a firma sottoscritta di uno che scrive per mestiere).

Insomma, uno si alza la mattina coi bottoni rotti perché la notte prima ha subito un atto violento e volgare, come violenti e volgari sono gli atti contro noi e le nostre cose. Alla fine si ritrova davanti a un poliziotto pacioso e pienotto che, con un verbale in triplice copia tra le mani, tenta un’opera di consolazione disperata come la sua grammatica. “La speranza è l’ultima a dormire, cara signora”, dice alla vedova.
E ti regala l’unico, bellissimo, sorriso della giornata.

Pubblicato da

Gery Palazzotto

Palermo. Classe 1963. Sei-sette vite vissute sempre sbagliando da solo. Sportivo nonostante tutto.

18 commenti su “La speranza è l’ultima a dormire”

  1. Sono devastanti le violenze ai beni.
    la vioenza + l’esborso per altro automezzo.
    L’agente, poveretto, in fondo, non è stato tanto
    malvagio.
    E’ la città violenta.

  2. grazie gery per la graffiante fotografia del malessere che ci affligge ogniqualvolta viene violata e violentata la nostra quotidianità.
    Grazie perché mi hai regalato il primo,forse unico,bellissimo sorriso di una giornata da cui spero tanto….ma non attendo nulla!!!!

  3. Sono sicuro che chi si è “portato” il motorino ora è bello spalmato a terra con il grugno grattugiato sull’asfalto impietoso e pieno di buche di questa città. E pace (ma neanche tanto) all’anima sua… Gery per come sa scrivere è degno di essere annoverato tra i grandi, il suo modo di raccontare le cose, anche quelle brutte, è fantastico! SuperGery! E un abbraccio di consolazione per la consorte, sob sob:-(

  4. Il film di De Sica, 1948, affronta il tema della fame del
    dopo guerra.
    I ladri di oggi acquistano la droga per farsi o per giocare alle slot machine.
    Quella Italia era povera, ma bella.
    Ora ,oggi, viene da piangere

  5. Argh mi spiace per lo scooter ma mi hai riportato alla mente il testo di certe denunce, fatte negli anni, che mettono i brividi.
    Ciao,
    Emanuele

  6. Veramente, in città c’è anche un florido commercio di “motocicli” rubati o di parti di essi. Dunque, i lestofanti in questione compiendo il furto hanno probabilmente alimentato uno dei tanti sottoboschi economici di Palermo. In pratica, hanno creato valore aggiunto, a scapito della malcapitata proprietaria.

  7. Un usciere dell’ufficio di mio padre (primi anni ’70)

    quando qualcuno ne decantava l’operosità
    “la prego, dottore, non mi ùmili” (con l’accento sulla “u”)

    quando parlava di sua moglie al volante:
    “le ho dato la 500 perchè nel traffico della città è un’automobile più manesca”

    quando il figlio, cinefilo, gli portò a casa un quadrupede enorme già da cucciolo

    “ora dico io: non mi potevi portare un cochi? (leggi: cocker). No, niente, m’appi a purtàri ppi fforza un làno (leggi: alano)

    quando scriveva richieste di cancelleria:

    “numero 20 penne biri”

  8. mi spiace per il furto e il danno, ma il racconto è molto grazioso.
    consolati pensando che:
    1) non sono entrati in casa e non hanno portato via ricordi cari o fatto male a nessuno;
    2) di motorini ce ne sono tanti, magari anche modelli più recenti;
    3) ti si offre l’opportunità di poter fare un bellissimo e gradito dono, senza doverti scervellare su cosa prendere…

  9. E meno male che pure nelle situazioni negative sappiamo trovare ciò che ci può far sorridere…e condividerlo. Per il resto..pazienza!
    Mirella

  10. Qualche anno fa comprai una BMW, la moto dei miei sogni. Alcune sere dopo andai a cena a casa di un magistrato e lasciai la moto posteggiata lí sotto, “chi se la deve fottere posteggiata qui?”. Mi sentivo in una botte di ferro. Il problema é che pure i ladri, evidentemente, si sentivano in una botte di ferro!! Ho riacquistato l’uso della parola dopo una settimana!

  11. Maledetti!
    Mi dispiace…un bacio a Daniela.
    A presto…e naturalmente: sempre bravissimo Gery. La lettura, nel bene e nel “male” resta incantevole.

  12. sono molto “commossa” da questa amara-gaia narrazione!!!!
    …tornata da un periodo di assenza: ora per clickare “mi piace” sono costretta a passare da face-book?…vabbeh tanto mi piacciono tutti sempre…mi limiterò a commentare se ho qualcosa da aggiungere
    ciao, buona settimana!

  13. Come mi ha detto l’altro giorno un collega del vostro amico del commissariato:” Cose da fare accattonare la pelle!”

  14. Una narrazione così gradevole ha il potere di rendere cosa di poco conto la spiacevolezza del fatto: ho sorriso in continuo crescendo.

  15. Eh la prosa militare… Vado a denunciare che avevano forzato il magazzino dove posteggiavo la macchina. Racconto i fatti. Il brigadiere in un afflato letterario di umana comprensione scriveva di suo pugno: “Il denunciante ha malincuore scopriva che…”. Conservo ancora quel prezioso documento. I furti bruciano…

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