L’invidia del coniglio

di Filippo D’Arpa

L’Unione europea ha deciso l’abolizione delle gabbie di batteria nell’allevamento delle galline per la produzione di uova. Decisione irrevocabile presa per il “benessere delle galline ovaiole” come ha specificato il presidente della commissione agricoltura del Parlamento europeo, Paolo De Castro. Il quale specifica: “Ogni animale potrà adesso, contare su uno spazio di 750 cm2, con un nido, una lettiera, un posatoio per deporre le uova, ma anche una mangiatoia e speciali dispositivi per le unghie, fino a abbeveratoi con tettarelle o coppette per volatili”. Questa direttiva è stata votata all’unanimità da tutto il Parlamento europeo.

Dovete sapere che:
1. Noi paghiamo ogni deputato europeo circa 300 mila euro l’anno.
2.  Egli lavora 33 giorni l’anno.
3. Ha una sfilza di consulenti e collaboratori.
4.  Negli ultimi due anni ha detto sì, oltre alla legge sulle galline, a quelle del succo di arancia fatto senza arancia e al cioccolato fatto senza cacao.

Domande:
1.  A quando la legge sul benessere della zanzara, o del topo, o della formica?
2. Al deputato europeo viene fatto un test di intelligenza o di capacità di intendere e di volere?
3. Queste leggi le decide da solo o si serve dell’aiuto degli esperti e dei collaboratori?
4. Si è sottoposto mai ad un test per uso di stupefacenti?

Considerazioni positive
1. Siamo sicuri che adesso le galline festeggeranno perchè, prima di essere cotte, potranno dire di essersi goduta la vita avendo potuto usufruire perfino di un dispositivo per le unghie.
2. Conigli, lepri o mucche potranno sperare in uguale trattamento.
3. Gli umani rivendicheranno il diritto di essere trattati da bestie.
4. Alcune deputate del Pdl potranno ora essere libere di scorazzare come vogliono senza l’obbligo della gabbia. Anche loro, d’altronde, hanno diritto al dispositivo per le unghie.

Pubblicato da

Gery Palazzotto

Palermo. Classe 1963. Sei-sette vite vissute sempre sbagliando da solo. Sportivo nonostante tutto.

3 commenti su “L’invidia del coniglio”

  1. E’ una delle tante conseguenze dell’attuale prevalenza della visione “minima” dell’Europa, poco attenta alle grandi questioni politiche e molto concentrata sugli interessi di bottega.

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