La metafora delle manette

A Palermo c’è una nuova giunta voluta dal sindaco invisibile Diego Cammarata. Nomi nuovi (pochi) e vecchi (parecchi).
Soprattutto c’è un indecente capovolgimento delle indicazioni elettorali. Chi stava all’opposizione governa e viceversa. Roba vecchia per i siciliani, abituati a ribaltoni istituzionali che rendono nulle costosissime consultazioni elettorali.
Ci vorrebbe un vincolo, una sorta di catenaccio democratico: non avrai altro governo all’infuori di quello che è stato eletto. Con tanto di manette che legano gli assessori alla loro poltrona per evitare che possano essere fatti fuori al primo malumore di partito o al primo mal di pancia  del sindaco. Un polso sulla scrivania per lavorare, un altro alla sedia per non fuggire o per non essere deportato.
Certo, quella delle manette non è una bella metafora, però ci sarà un motivo se è l’unica che mi viene in mente.

Pubblicato da

Gery Palazzotto

Palermo. Classe 1963. Sei-sette vite vissute sempre sbagliando da solo. Sportivo nonostante tutto.

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