La vita continua

Niente da fare, ogni volta che rivedo questa scena resto incantato dalla somma algebrica del talento di De Niro con l’arte (ruffiana) di De Palma.

Pubblicato da

Gery Palazzotto

Palermo. Classe 1963. Sei-sette vite vissute sempre sbagliando da solo. Sportivo nonostante tutto.

28 commenti su “La vita continua”

  1. Allora metafore sportive, aspetto simil pinguino, capelli (pochi) impomatati, gregari adoranti che annuiscono…Ma vuoi vedere che quel commensale viene fatto fuori perché gli hanno regalato una casa?

  2. Io direi che è stato fatto fuori perché si è fatto beccare non perché si era fatto regalare la casa o altro

  3. Quasi OT. Fossi regista (mai dire mai) vorrei un De Niro italiano per un mio ipotetico film: e c’è: Francesco Montanari. Senza consultare Google (gogol secondo la pronuncia del premier) sapreste dire chi è costui?
    Gli intoccabili è un film intoccabile!

  4. Io conosco Lucio Montanaro. Senza cercare su Gogol, chi sa dirmi di chi si tratta? Tanus, secondo me se lo vedi me ne sai parlare… Avrai un effetto pari alla madeleine di proustiana memoria…

  5. @fm: mi perdoni il puntiglio, ma De Niro ha fatto solo 3 film con De Palma. I primi due risalgono agli anni sessanta (Hi mom e Greetings, bellissimi) e non se li fila più nessuno. Il terzo è “The untouchables”. Mi sembra pochino, come collaborazione, per definirlo profeta di De Palma.
    De Palma è stato soprattutto un grande epigono maniacale (e a tratti manieristico, a tratti geniale) di Hitchcock. Quindi si può dire che, se di profeti vogliamo parlare, Sir Alfred fu il profeta di De Palma. De Niro è più un profeta del verbo scorsesiano.
    Così, per amor di filologia cinematografica. Non se l’abbia a male.

  6. Chi era il profeta (attoriale) del Maestro, Sir Alfred? Sia maschile che femminile, please.

  7. Come uomo, mi viene James Stewart (ma forse anche Cary Grant: tant’è che per “Gli uccelli” il Sir ripiegò per un Rod Taylor che mi sembrava una via di mezzo tra Grant e il profeta “una tantum” Perkins).
    Come donna, qualsiasi “bionda in pericolo” di cui Hitch si invaghisse (Novak, Grace Kelly, Tippi Hedren, per dirne alcune), sperando in un reciproco interesse sentimentale che mai si realizzò. Sono stato abbastanza vago?

  8. Maestro… ricordo, ricordo.
    Anche se il mio preferito… il mio Rob De Niro, è l’indimenticato Principe Mario Brega.

  9. E Ingrid Bergman di Notorius (a detta di Truffaut il film più bello di Hitch) e Io ti salverò? Nei retroscena e nei back stage ho percepito un Hitch molto invaghito della Kelly: come non poteva non innamorarsene? Come uomo erotico penso che l’alter ego (il profeta ormonale) fosse Cary Grant (per quanto Grant manifestasse qualche dubbio sulla propria identità sessuale). Come attore in senso stretto penso sia Stewart il profeta “perfetto”. Vertigo è la sintesi ineccepibile e La finestra sul cortile sublima il voyerismo raffinatissimo del Grande Maestro. E qui torna in scena De Palma: il più grande epigone. Omicidio a luci rosse è l’omaggio più esplicito al cinema Sir Alfred, riuscito e bellissimo.

  10. Mischino, lo era. Penso di averlo visto all’Imperia che avrò avuto 15 o 16 anni. Bello, quasi quanto il Merlo maschio.

  11. Lando Buzzanca, fatte salve alcune cosette anche recenti non proprio riuscitissime, è un grande attore. E migliora col tempo.

  12. Io vado pazza per l’hitchcockiano “Nodo alla gola”. Film raffinatissimo. E tecnicamente esaltante.

  13. In un improbabile remake de Il Gattopardo, che prendesse le distanze dal capolavoro assoluto di Visconti (lo vagheggiavo qualche giorno fa), vedrei bene nel ruolo di Fabrizio Salina, Daniel Day Lewis. E gli altri? Io un’idea ce l’avrei. Così, per gioco.

  14. Abbattiamo: Primo esempio riuscitissimo (diciamo pure un capolavoro!) di piano sequenza dall’inizio alla fine. Con il solo stratagemma della scena impallata due volte per poter cambiare bobina. Bellissimo!

  15. @Gianni: anch’io sono stato un estimatore del Buzzanza homo eroticus. Era un grande. Purtroppo Lando sta subendo la triste sorte di molti comici stagionati che si intestano la svolta drammatica. E’ diventato serio. E lo trovo tremendo (si veda la fiction in cui fa il commissario col figlio f***cio. Non per essere politicamente scorretto, ma il senso è quello). Un mascherone privo di ironia. E anche abbastanza canide.

  16. Ragazzi, se non disegnate l’horror per partito preso, vi invito a vedere (o rivedere) “Carrie”. C’è un “travelling” della macchina da presa, nella sala da ballo del liceo, appena prima la tragedia, che fa urlare al miracolo. Senza contare un grande Pino Donaggio che musica in stato di grazia.
    E una parolina buona la spenderei anche su “Vestito per uccidere”.

  17. Ah, pure “Blow out” ha grandi momenti, anche se si va sul pacchiano. Perdonando la presenza di Travolta.

  18. Giacomo, solo ora ricordo di aver visto Carrie: fantastico! Solo una volta però. Mi pare che nel finale, liberatorio, la versione italiana non prevede la traduzione delle ultime frasi concitate: lasciate appunto in originale. E’ così? Ricordi? Il protagonista non è quell’attore, bravissimo, che nei Tre giorni del Condor è Higgins? Il doppiotriplogiochista con baffi e sguardo furbo?

  19. Sì, credo che sia la scena in cui Amy Irving si risveglia dall’incubo, confortata dalla mamma.
    No, l’attore a cui ti riferisci tu, Cliff Robertson, era in Obsession ( complesso di colpa) altro De Palma di annata, e non in Carrie. In Carrie c’è un giovin attore giuggiolone americano belloccio che poi avrebbe impersonato “Ralph supermaxieroe”: William Katt.

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