Tutta una vita davanti

Anni di Omar Favaro quando è diventato un assassino: 17.

Anno in cui è diventato un assassino: 2001

Persone uccise da Omar: 2 (una donna e un bambino)

Coltellate inferte da Omar e dalla sua complice Erika De Nardo: 97

Anni di carcere che Omar avrebbe dovuto scontare: 14

Anno della scarcerazione: 2010 (ieri, 3 marzo)

Anni di Omar adesso: 26

Pubblicato da

Gery Palazzotto

Palermo. Classe 1963. Sei-sette vite vissute sempre sbagliando da solo. Sportivo nonostante tutto.

15 commenti su “Tutta una vita davanti”

  1. «Per noi è un buon giorno, soprattutto perché si è completato il percorso rieducativo del nostro assistito» commenta la Caritas.

    Un bel pó d’anni scontati (ma davvero per massacrare con 97 coltellate una donna ed un bambino si prendono in Italia solo 14 anni, poi ridotti a 9… con quale attenuanti?

    Adesso vuole cominciare una vita ‘normale’ grazie all’anormalitá di questo sistema giudiziario. Se (o quando?!) Omar riassaporerá l’uso del coltello, chi sará responsabile della sorte della nuova vittima..?! Omar?

  2. Se devo essere sincera la cosa che più mi sconcerta è che al popolo delle dentiere, quello che bacia la mano a Berlusconi ed è felice di averlo come padre-padrone premuroso, vanno bene i 9 anni ad Omar per le 97 coltellate e vanno benissimo i mesi o anni, non so , di prigione per il “reato” di clandestinità di un immigrato

  3. Anzi se fosse possibile affibbierebbe gli anni che Omar avrebbe dovuto ancora scontare a un povero marocchino beccato senza permesso di soggiorno. bleah!

  4. Abbiamo tutti dimenticato e rimosso il suicidio di un povero disgraziato ristretto all’Ucciardone per aver rubato un paio di teli da bagno.
    Poi se personcine come Tanzi, che hanno rovinato migliaia di persone passeggiano alle Fiji che importa! O persone malate, insisto MALATE, come Omar vengono rimesse in circolazione, che importa! Non ha certo rubato la mia salvietta da bagno!

  5. I genitori hanno perdonato, da una parte e dall’altra. Tanzi Berlusconi e immigrati, con tutto il rispetto non c’entrano un tubo. Domani è un nuovo giorno per noi e per loro.

  6. Cara fm, non capisco perchè malato? Ai tempi del processo si parlò di plagio da parte di Erika, ma in questi nove anni di “buona condotta” ha dimostrato la sua sanità mentale.
    Lei ha detto bene: Omar non ha rubato un paio di teli da bagno. Omar ha ucciso due persone. Omar è un assassino che a mio parere non ha pagato a sufficienza per ciò che ha fatto. Omar ha ventisei anni e tutta una vita davanti. E questo lo trovo profondamente ingiusto.

  7. Contessa, ho definito Omar malato perché, secondo me, chiunque uccide un suo simile senza una giusta causa ( e di giuste cause ce ne sono veramente poche, forse una sola) non è sano di mente. Aiutiamolo ma non rimettiamolo in giro. E’ pericoloso.

  8. @fm: vede, io sono convinta che esista una netta distinzione tra bene e male, tra buono e cattivo. Ecco, io non capisco perchè si debba aiutare una persona che ha scelto di praticare il male. Uccidere una persona, anzi due, è qualcosa che non riesco a collocare in nessuna parte razionale della mia mente.
    Omar non è stato giudicato folle dai giudici e in questi ultimi nove anni ha dimostrato di essere in grado di comportarsi “a modo”.
    Va bene reintegrarlo ma, a parer mio, se avesse scontato qualche annetto in più (giusto una cinquantina), sarebbe stata cosa buona e giusta.

  9. Cara contessa, sulla netta distinzione tra bene e male non sono d’accordo. Sarà la mia indole di noirista. L’animo umano è complesso. Immerso in infinite nuances (le piace il termine glamour?) . A meno che – mi perdoni – non vogliamo dar adito alla somma (e becera) semplificazione di questi ultimi tempi: il partito dell'”ammore” contro quello dell’odio. E non credo che sia questa la sua aspirazione!
    Sul ragazzo omicida (per il quale nutro, come è umano, un sentimento di rabbia, riprovazione, un certo istinto da boia e pietà allo stesso tempo… ecco le “nuances”, anche nei giudizi) non saprei che dire. Tranne notare il paradosso rabbrividente sin dal nome – Omar/Amor – e che, se dobbiamo rispettare le decisioni dei magistrati dobbiamo farlo in ogni caso, senza distinguo.

  10. Non sono d’accordo, caro cacciatorino, la brutalità e l’efferatezza di certi crimini non hanno sfumature, non per me. E un giudice che concede la libertà a un pluriassassino dopo soli nove anni di pena, dovrebbe non dormirci la notte.
    Rispettare certe decisioni non significa necessariamente condividerle.

  11. Rimane il fatto che un ragazzino che fa tutto questo scempio qualche problema deve avercelo avuto… Io non sono per la scarcerazione in questi casi. Ma per una quindicina di anni (rinnovabili) di clinica psichiatrica sì. Si dovrebbe aprire un dibattito su ciò che attiene alla sfera del diritto penale e della psichiatria, e su chi e come deve dare il giudizio finale in questi casi. Liquidare il problema con la motivazione della crudeltà e della malvagità innate significa rimuovere un problema ben più profondo e che riguarda tutti: come crescono i ragazzi? Che cosa tramortisce la loro affettività, che cosa anestetizza la loro capacità di sentire e il modo di percepire l’altro? Perché di questo mi sembra si tratti: aver perso il contatto con il prossimo, con il loro dolore, con le conseguenze di un atto feroce inflitto al vicino, parente o caro. Anaffettivi, anestetizzati, incapaci di provare sentimenti. Così vedo certi assassini. E non credo che l’abbiano scelto. Data la giovane età, qualcuno – inconsapevolmente, certo – deve aver scelto per loro. Se esiste la psichiatria, è per preservarci dal facile giustizialismo. E io non mi fido delle vie troppo facili e popolari, che puniscono il mostro per non vedere o dimenticare ciò che lo ha generato. Questi secondo me vanno curati. Non liberati (sono d’accordo) e mandati a passeggiare per negozi. Ma neppure messi in cella buttando via la chiave. Esistono i centri di cura psichiatrica. Usiamoli.

  12. A questo proposito consiglio a tutti la lettura (o rilettura) di un classico: “A sangue freddo” di Capote. Indispensabile.

  13. Caro cacciatorino, mi rendo conto leggendo i suoi commenti che la mia allergia alle ingiustizie mi ha portato a un atteggiamento integralista un po’ gretto, diciamo che per un po’ sono stata come posseduta da Borghezio (medianicamente, s’intende).
    Forse, molto semplicemente, mi sono stancata di farmi carico delle brutture a cui assisto quotidianamente. Forse, non me ne importa poi molto di quale possa essere il percorso riabilitativo più adatto a un ragazzo problematico come Omar, purchè paghi adeguatamente per ciò che ha commesso. Forse perchè penso che, a diversi livelli e con le dovute differenze, spesso si scelga di praticare il male (mi perdoni la banalità del termine) perchè è la via più semplice per ottenere ciò che si desidera.

    “A sangue freddo” è un libro che mi ha lasciato un segno, non tanto per la storia che racconta ma per l’appassionata freddezza dello stile di Capote.

  14. A volte succede, non spesso in verità, che io mi arrabbi molto. Questa è una di quelle.
    Domanda secca: perchè a uno schifoso e vile pluri-pluriassassino come Izzo è concesso di sposarsi, di fare, cioè, una cosa che dovrebbe appartenere per diritto alle persone che conducono una vita nel rispetto delle regole e del prossimo?
    Espiazione della pena e null’altro. Solo questo gli spetta.

    Molto, molto arrabbiata.

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