Close West

L’attimino fuggente

di Giacomo Cacciatore

Ma sentite questa. Ho due biglietti per un concerto. Hanno spostato la data dell’evento, e io voglio accertarmi di non doverli cambiare. Così decido di andare al box-office dove li ho comprati. Come tutti sanno, i biglietti hanno una caratteristica: sono sottili ed entrano facilmente nella tasca interna di giacche e giubbotti. Cosa che – ma lo scoprirò solo a fine mattinata – può anche essere un principio di tragedia.
Raggiungo la porta a vetri dell’ufficio di vendita, la spingo per entrare e contemporaneamente, in modo del tutto istintivo, mi infilo una mano nella tasca, così da avere i tagliandi già a disposizione quando sarò davanti all’impiegato.
Sono accolto da facce terrorizzate. Un uomo sulla sessantina, robusto, sgrana gli occhi e mi urla: “Che vuole lei?”. Indietreggia. L’addetto al banco impallidisce. Come il barista del Far West (ma levateci il “Far” perché l’ufficio è a due passi da casa mia), rimane immobile, rigido, in attesa di non si capisce che.
Calmo tutti, spiegando quello che mi sembra scontato: sono lì per un’informazione.
“Non lo faccia mai più”, mi avverte l’uomo alla porta.
“Cosa?”.
“Questo”. E si mette la mano nella tasca, esattamente come avevo fatto io entrando. “Mai farlo quando sta per varcare la soglia di un negozio. Potrebbe avere una pistola e io, non sapendo le sue intenzioni, potrei tirare fuori la mia”.
Lei ha una pistola?”, mi stupisco. A quel punto mi sento very far, ma dalla realtà.
“Lasci perdere. Però segua il mio consiglio”.
Torno da mia moglie. Vedremo il concerto: mi garantiscono che i posti sono nostri lo stesso. Me lo godrò con tutte le forze, dato che rischiavo di non esserci. In tutti i sensi.

Pubblicato da

Gery Palazzotto

Palermo. Classe 1963. Sei-sette vite vissute sempre sbagliando da solo. Sportivo nonostante tutto.

32 commenti su “Close West”

  1. Oggi ho comprato un bel sottocasco, nero, modello “catturandi”. Non vorrei, in qualche giorno particolarmente freddo, ritrovarmi a parcheggiare la moto davanti quel negozio-Saloon. Magari il tizio si mette paura ed esce per strada con il fucile a pompa.

  2. Ecco, vede Giacomo, se al posto di un anonimo capospalla multitasche avesse indossato un giubbotto slim, un cappottino monopetto o un trench, tutto ciò non sarebbe avvenuto.
    La moda salva la vita!

  3. Ha dell’incredibile! Rido troppo!
    Giacomo, ammettilo, hai i lineamenti da deliquente…

  4. Anche io rido troppo…capita ogni cosa, che vita bizzarra! Cacciatorino faccia d’angelo però secondo me…;-)

  5. C’è chi ti scambia per un rapinatore (di rado, per fortuna) e chi (molto spesso) per uno sbirro. Sei un po’ borderline, quindi.

  6. Enrico De Pedis era elegantissimo. Ma era uno dei più feroci boss della Magliana. E’ che la gente ormai è terrorizzata, ragazzi. E a volte anche un po’ scema, ammettiamolo. La tv non è l’ultima dei colpevoli.
    Tg come studio aperto andrebbero depennati per costituzione.
    E comunque, sulla mia tomba avrebbero potuto scrivere: morì per una mano in tasca e per un concerto di Morgan. Povero st***zo.
    Meno male che non sono arabo, anche se ne ho un poco l’aspetto.

  7. Però basta mani in tasca quando entri in un negozio. Che a casa qualcuno si preoccupa.

  8. wow, chi è che ha nominato Django!
    Giacomo, stavolta non ho riso. Il tuo racconto è terribile.

  9. Comunque Giacomo lo dovevi sapere “Quando un uomo con la pistola incontra un uomo con un biglietto, l’uomo con il biglietto è un uomo senza concerto”

  10. Quando uno dietro il bancone ha una pistola e un rapinatore entra nel suo negozio, l’unico che molto probabilmente farà un affare è il venditore di casse da morto.

  11. Certo, Cacciatorino, l’episodio è divertente ma non è normale! Questo clima di “terrore” diffuso, di paura, lo dobbiamo tutto e per intero a certi “signori” che invece di fare giornalismo fanno solo terrorismo. Come i talebani, e come loro ottengono il risultato voluto dal padrone: hanno cancellato le più elementari libertà dell’individuo in nome di sua maestà “la sicurezza”. La sicurezza del babbalucio

  12. @anonimo: in effetti mi è mancata la battuta giusta. Dovevo dirgli: “ogni pistola ha la sua voce, ma questa non la riconosco”. Ma mi ci voleva un gattino tra le mani. Oppure: “levati la pistola e mettiti le mutande”. Scopriamo oggi l’utilità del grande Leone.
    @silvia: in effetti. Se il concerto è un pacco Morgan è un uomo morto. (Lo ammazzo a pernacchie).
    @tutti: E’ vero. Ci si ride, ma è terribile.

  13. Quién sabe?- disse il cacciatorino entrando nel saloon.
    Matalo!- dal fondo gridò un uomo
    Vamos a matar, compañeros

  14. E Tomas Milian vestito da hippy del west che distribuisce biglietti di Morgan a tutti. “Tieni, amico… questo è peyote”.

  15. IL cacciatorino entrò, abbassò lo sguardo sul vecchio messicano ubbriaco:
    “…La legge una risata, la morte un modo di vivere”- sputò per terra e riprese a camminare. Tepepa lo attendeva

  16. Ho capito tutto: il cacciatorino andrà al concerto di Morgan con Tepepa e l’amico Peyote. Avrà delle visioni meravigliose, ad un certo punto si alzerà in volo e si ritroverà accanto a Morgan a suonare un pezzo a quattro mani al pianoforte e tutti applaudiranno entusiasti

  17. Ah, cacciatorino, poi se vuoi essere generoso magari puoi presentare l’amico Peyote agli amici, non essere egoista!

  18. vabbè, va anche detto che con quella faccia da duro, cacciatorino, potresti essere uscito da un film di seergio leone!

  19. Ma secondo voi l’ufficio aveva una telecamera CC?

    Vorrei tanto vedere la faccia del Cacciatorino in quella manciata di secondi.

    Vorrei inoltre provare a chiedere se sono disposti a noleggiare la registrazione. Se la vendono la metto tra “Mezzogiorno di Fuoco” e “Mezzogiorno e mezzo di fuoco”.
    Maestro, non è che saprebbe dirmi per caso di preciso che ore erano?

  20. @Tanus: L’una meno un quarto, credo.
    @pirsimona: e, altrettanto magicamente, Morgan presenta a Cacciatorino una giovane donna così dicendo: “questo è l’angelo nero esagitato e tornito che il cuore mi spezzò in un impossibile 31 di febbraio di quando non so”. E si tratta di Asia Argento in tanga. E vissero tutti felici e contenti con grande dispendio di Peyote. Intanto il pistolero del box office si sparò a un piede (se gli va bene) mentre, come dicono molti che si sparano a un piede, puliva l’arma.
    holden c: da un film di Sergio Leone girato all’Albergheria…

  21. Effetti non desiderati
    Il peyote è un potente allucinogeno che modifica le percezioni sensoriali e lo ‘stato di coscienza’ fino a provocare allucinazioni visive e acustiche. Questo può provocare effetti che possono variare da visioni paradisiache fino a incubi terrificanti; in questo senso è dimostrato che il setting (il luogo, la situazione, la compagnia) e il set (il proprio stato d’animo, l’umore, la disposizione mentale) sono determinanti sugli effetti.
    Per questo motivo chi è comunque determinato ad avere un esperienza con il peyote sappia che è importante scegliere una situazione tranquilla e piacevole e avere con sé persone di cui ci si fida, anche perché in genere l’effetto dura dalle 10 alle 12 ore.
    Il pericolo più comune con il peyote è l’insorgere di un episodio di tipo ‘psicotico’, che può essere facilmente trattato con l’utilizzo, sotto controllo medico, di benzodiazepine.
    Se qualcuno sta facendo un “brutto viaggio”, è importante stargli vicino e rassicurarlo parlando lentamente e con dolcezza, facendo presente che ciò che la persona vede non è propriamente ‘reale’. Se la situazione persiste o peggiora (con perdita di conoscenza, tremori incontrollati o convulsioni) è il caso di chiamare immediatamente una ambulanza.

  22. Tanus, ecco dove si serve il premier: alla “Casa del peyote”. Antipasto: bruschette di peyote. Primo: tagliatelle del boscaiolo al peyote. Secondo: tagliata peyote con funghi. Dessert: cassatine o strudel di Peyote. Digestivo: Amaro Peyote.

  23. Riassumendo: Hai fattezze da delinquente, ti piace Morgan( tendenze bisessuali?) ed un passato ( presente?) da consumatore di peyote. Tuttaltro che noioso!

  24. Soprattutto mi piace Morgan. E’ la prima cosa che dico alle presentazioni dei libri.

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