A che titolo?

L’attimino fuggente
di Giacomo Cacciatore

Si può dire di tutto, è vero, anche delle stronzate. Ma è pur vero che questo tutto dipende da chi lo dice e come.
Ai tempi della prima Repubblica c’era una frase molto in voga nel parlato quotidiano: “Ma lei, a che titolo?”. A che titolo afferma questo, a che titolo si comporta così, a che titolo pretende quest’altra cosa, etc. Era un brutto modo di dire, lo ammetto: sottendeva un’equazione grossolana e anche un po’ ridicola, un ragionamento da sottogoverno nel quale la libera espressione dell’individualità corrispondeva ai ruoli e le competenze ad essa correlati. E se tale corrispondenza non saltava fuori, zitto e mosca.
Però ci sono situazioni in cui questa frase io vorrei rispolverarla. Quando un tale Paolo Grimoldi, deputato leghista, si alza una mattina, si accorge dell’esistenza di un libro che si chiama “Il diario di Anna Frank”, si informa di che tratta (se lo sarà fatto spiegare più volte, azzardo) viene a scoprire che ci sono degli insegnanti che lo leggono persino ai loro alunni e giunge alla conclusione che, cito testualmente: “vi è un passo nel quale Anna Frank descrive in modo minuzioso e approfondito le proprie parti intime e la descrizione è talmente dettagliata da suscitare inevitabilmente turbamento in bambini della scuola elementare”… ecco, io avrei una gran voglia di appendermi la sua fotografia nello studio, capacitarmene, e ripetergli: “Scusi, ma lei… a che titolo?”.
Lo faccio qui.

Pubblicato da

Gery Palazzotto

Palermo. Classe 1963. Sei-sette vite vissute sempre sbagliando da solo. Sportivo nonostante tutto.

8 commenti su “A che titolo?”

  1. Leggevamo Anna Frank a scuola. La mia scuola era gestita da suore e nessuno si sognò mai di giudicare “osé” quelle pagine. Semplicemente perchè non lo sono.
    Osceno il nazismo e chi lo vuole nascondere, cambiando discorso o riducendone la gravità. Osceni e ipocriti quelli che si nascondono dietro un falso moralismo; si vede ad occhio nudo senza l’aiuto di un esperto che è un falso.
    Osceno Grimoldi che mette in discussione l’importanza di un libro che veicola messaggi fondamentali e puri come l’amore e la pietà tra gli uomini.
    Ma del resto va di moda il razzismo. C’è da avere paura.

  2. Osceno è l’intero paese che ha votato e dà voce a questi personaggi di “buon senso”, come amano definirsi. Avete mai sentito radio padania? Se sieti forti di stomaco ogni tanto ascoltatela: è educativa!

  3. Per le stronzate non ci vogliono titoli. Ad alcuni viene naturale come una vocazione. Una volta lanciata, la stronzata diventa come una carta d’identità, dentro c’è tutto: nome e cognome, età, occupazione, segni particolari…

  4. Il Diario di Anna Frank è stato letto da intere generazioni senza che vi si trovasse alcunchè di osceno. Allora penso che è chi vi ha visto l’oscenità che ha gli occhi morbosamente impuri dell’ipocrisia e del pregiudizio. Queste persone, come l’onorevole (!) in questione o sono malate o sono in palese malafede. “Omnia munda mundis”, diceva Manzoni: “Tutto è puro per i puri”; qulli che vogliono fare i puri sono sempre i più lerci dentro.
    torietoreri
    http://www.torietoreri.splinder.com

  5. A titolo di leghista…e tanto basta. Purtroppo sono referenziati in questo senso, non c’è da aspettarsi davvero nulla di buono, costellati da troppe miserie. Tendenzialmente odio i pregiudizi, mai avuti…eppure nei confronti dei leghisti non sono ancora riuscita ad invertire tendenza e ricredermi, penso che siano antropologicamente diversi…e me ne danno sempre più conferma.

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