Linda e il buco nero

L'illustrazione è di Gianni Allegra
L'illustrazione è di Gianni Allegra

di Verbena

L’ho vista ieri. Ho pure ridacchiato di nascosto, ma senza dolo. E’ che mi capita ancora di sognarla ogni tanto, ed era successo appena due sere prima.
Linda non è cambiata granché, è tale e quale ai tempi del liceo.
Ho colto solo due differenze evidenti: un trucco troppo scuro per la sua pelle diafana e una giacchetta di velluto troppo dandy per una personalità così nemica degli schemi.
Certo, c’era qualche increspatura sotto gli occhi, ma nulla di serio.
Non ci siamo salutate. Le nostre facce hanno fatto dietrofront, all’unisono.
Linda è la prova vivente di come le compagne di banco, le amiche del cuore degli anni dei brufoli e delle crisi esistenziali sulle pagine di Proust e di Camus, vadano a finire in un grosso buco nero da adulte.
Non è un cliché. Con gli altri compagni ci sentiamo spesso, ci vediamo pure. Ma loro non contano. Era lei il mio specchio, il mio rimando quotidiano. Lei era l’altra.
A Linda non piaceva il mio storico fidanzato, e neanche le altre mie amiche. Trovava tutti molto banali, molto provinciali. Non mi faceva molti complimenti. Mi dava consigli, questo sì.
Linda amava le donne, già da allora. Lo sapevamo entrambe, e lo davamo per scontato.
Non ce lo siamo mai dette, fatta eccezione per una cotta che si prese per una nostra compagna di classe. Eravamo in gita, oramai alla fine del liceo. Lei era eccitata, parlava come un ragazzo, glorificava seni e culi ed io scherzavo con lei, complice.
Qualche anno dopo è cambiato tutto.
Ho smesso di specchiarmi e per questo mi ha odiata. Io? Non ho fatto nulla, non ho evitato il danno.
Non avevo più bisogno di lei, né del suo specchio, e quando me ne resi conto ne fui orgogliosa.
Neanche questo ci siamo mai dette. Poi,dopo anni, sono stata io a cercarla, almeno una decina di volte.
Si è sempre fatta negare e quando l’ho beccata per strada ho pure avuto la faccia tosta di chiederle spiegazioni. E’ stata vigliacca, più di me. Ha negato, ha balbettato qualcosa di stupido, è arrossita.
Anche ieri è arrossita, ma io stavolta non ho infierito. Ho solo ridacchiato, di nascosto.

Pubblicato da

Gery Palazzotto

Palermo. Classe 1963. Sei-sette vite vissute sempre sbagliando da solo. Sportivo nonostante tutto.

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