Tale Cammarata Diego

Sgombriamo il campo dagli equivoci e dalle discussioni fuori tema: qui la questione non è politica. Non ci sono una destra da difendere e una sinistra da sorreggere. Non c’è una polemica di schieramento, né la ruggine di un partito preso. C’è un motivo di giustizia – personale, nella generosa accezione di buona creanza, e pubblica, nella rigorosa accezione normativa – per riflettere su quanto ha denunciato Stefania Petyx, ieri a Striscia la notizia.
Breve riassunto per i più distratti e/o pigri.
Il sindaco di Palermo, tale Cammarata Diego, prende un lavoratore della Gesip, società di cui il Comune di Palermo è azionista, e lo piazza sulla propria barca con l’incarico di affittarla in nero. Il che è come se nella vostra azienda un capoufficio prendesse un usciere e lo spostasse nel proprio giardino di casa a innaffiare garofani con l’incarico di rivenderli al racket dei fiorai del camposanto.
Cammarata Diego non è censurabile solo perché fa un uso improprio di un lavoratore, ma lo è perché si appropria di un lavoratore non suo, brandendo un potere antico e, diciamolo, brutto che confonde l’incarico con l’onnipotenza, la decisione con il capriccio.
Esperienza insegna che le accuse più gravi sono quelle che arrivano dai non nemici (quelle degli amici si inquadrano nel noto filone del tradimento che dalle nostre parti ha implicazioni tragicamente trasversali) e nel caso della Petyx non c’è un solo esponente dell’opposizione, una sola virgola comunista che abbia spazio in tre minuti e passa di servizio. Parlano i fatti, gli adepti, i non nemici, appunto.
A video spento rimane tutta la pochezza di un uomo che gode del suo incarico senza svolgerlo, ma incarnandolo in modo pacchiano nel privato. Non è nemmeno la strategia dell’apparire, ché tale Cammarata Diego deve all’invisibilità gran parte della sua incolumità politica. E’ qualcosa di più piccolo e quindi umiliante per la città intera: non la scarsa considerazione, ma la mancanza assoluta di considerazione per gli astanti, i cittadini, il popolo, il volgo di Tasso e Manzoni che non ha eco a Palazzo delle Aquile sol perché il padrone preferisce un bistrot a una biblioteca.
A Palermo non serve una rivoluzione, gli isterismi sono fuori luogo quando non c’è un idolo da celebrare o da distruggere.
Questo signore, tale Cammarata Diego, dovrebbe essere mandato a casa dai suoi stessi amici e non nemici, con discrezione. Come si fa con gli avvicendamenti di certe cariche dello Stato: facciamo finta che è stato spostato, assorbito, promosso, che è stato destinato ad altri incarichi più prestigiosi.
L’importante è che tale Cammarata Diego si eclissi con tutta la sua indecente invisibilità.
Presto.

Pubblicato da

Gery Palazzotto

Palermo. Classe 1963. Sei-sette vite vissute sempre sbagliando da solo. Sportivo nonostante tutto.

64 commenti su “Tale Cammarata Diego”

  1. Però bisogna ammettere che a Cammarata non difetta la coerenza. Dalla Petyx non si è fatto trovare nemmeno per ribattere (e figuriamoci). Irreperibile. Un aggettivo, un uomo, un destino, uno stile di vita.

  2. @Gery: sei andato molto vicino alla realtà con l’esempio del giardiniere. Si è appena saputo che il mozzo in questione gli calava la pasta a casa.

  3. @Gery: Pensavo: proprio in questi giorni ho una casa da affittare. Però vorrei farlo in nero,(ovviamente) e farla riverniciare da qualcuno pagato da te, Gery. O meglio ancora se da tutti quelli del blog: magari un impiegato del comune o di qualche cooperativa ingozzata dal comune, no? Ma non posso, capisci? Non ho figli a cui intestare l’appartamento. Se mi scoprono che figura ci faccio? La mamma o qualche zio vanno bene lo stesso?

  4. La mamma va bene, così poi quando ti scoprono fai un comunicato stampa in cui te la vendi con nonchalance. Anzi come diceva uno sconosciuto presentatore le cui gesta ti sono ben note, con chalance.

  5. Si può condannare all’ostracismo, un individuo politico, attraverso i canali mediatici? Valutando l’elemento: ….. assenza di dignità e di coraggio che gioca a “scaricabarile” e che ha purtroppo ancora le “mani in pasta”?

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