Dopo di lui, un prete

Ignazio Marino

La candidatura di Ignazio Marino alla guida del Pd dà un’idea delle reali condizioni del partito.
(Marino è un medico ed è contrario alla nutrizione e all’idratazione artificiali di un paziente senza scampo).

Pubblicato da

Gery Palazzotto

Palermo. Classe 1963. Sei-sette vite vissute sempre sbagliando da solo. Sportivo nonostante tutto.

26 commenti su “Dopo di lui, un prete”

  1. Abbiamo scoperto così la vera natura del pd (e suoi “demo” precedenti). Una Acli sdoganata a tartine di crudo di Parma e film di Ozpetek. Non che fosse inimmaginabile, dopo Franceschini e, ancor prima, Rutelli. Ricordo che teneva una rubrica su Repubblica Palermo. Non la leggevo spesso.

  2. Come vedi, maestro Gery, la Bonino era una pia (e amara) illusione. Troppa trasgressione.

  3. Dal mio punto di vista le sue posizioni in materia di testamento biologico e accanimento terapeutico sono coraggiose. Non capisco la scelta sul piano di rappresentanza politica in senso più ampio.

  4. O candidare la mummia di Lenin direttamente. Quella sì, forse, rappresentativa in senso più ampio…

  5. Cao Gery,
    la mummia di Lenin ha anche un altro pregio: non si decompone (e non si può dunque particellizzare come le tante anime/correnti del Pd) perché sottoposta ad imbalsamazione. Oppure è Stalin quello imbalsamato? Oddio,faccio confusione. ‘Nsumma, cu è u mortu sempri cunsàtu???

  6. E’ di Lenin la mummia. E una volta, per provocazione, Oliviero Diliberto propose di portarla a Roma.
    Mi sa che ci siamo quasi…

  7. Ci lamentiamo e basta? Altro che estrema unzione. Tempo fa hai scritto un post dicendo che avrebbero candidato un sessantenne (chiamparino), ed hai criticato. Ora si candida qualcuno che dice cose chiare sui temi etici, insieme ad un trentacinquenne, e c’è ancora da lamentarsi. Buh! Penso sia più semplice lamentarsi.

  8. MARINO? sì, certo…
    Io aspetto ancora uno che mi venga a dire cosa vuole fare diventare questo Paese nel giro di cinque anni.
    Voglio uno che parla di futuro dicendo COSE.
    Ancora aspetto.

  9. @Mao. Qui non ci si lamenta e basta. Potrei, ad esempio citare l’ultimo post di proposta (scusa il bisticcio di parole) sulla Bonino. Detto questo, non è che tutto ciò che è nuovo va accolto per forza con entusiasmo.
    Marino, illustre chirurgo, a mio parere non è un politico in grado di guidare il maggiore partito di opposizione italiano. Ma stiamo scherzando? Con i lupi che ci girano attorno, noi ci affidiamo a un esercito armato di fucili a tappo.
    Sui piombini mi consento di riportare una battuta che circola nel web: “Sapete a cosa servono? A fare andare a fondo l’esca con l’amo”.
    Ovviamente scherzo, eh!

  10. @mao: insomma, dopo le ultime (numero periodico) scelte sbagliate, gli ultimi (numero periodico) fiaschi, le ultime (numero periodico) polemiche inutili e coalizioni di pan grattato, dopo gli ultimi (numero periodico) “leader giusti” che si sono rivelati un pacco, e dopo la consegna “chiavi in mano” del paese a Silvio Berlusconi, dico, qualche motivo di scetticismo (e di umanissimo pessimismo) potrebbe anche essere comprensibile. O no? O secondo te dovremmo ripeterci “disfattisti” da soli fino a quando non abbiamo fatto ammenda e non ci è rispuntato uno smagliante sorriso di ottimismo sulle labbra? A rimproverarci di disfattismo ci pensa già il presidente del consiglio. Direi che basta e avanza.

  11. I piombini… Certo, se si cominciasse a darsi una svegliata anche fin dal nome… “Anche in un nome c’è un destino” (Manuel Fantoni). Prima i girotondini, poi i piombini. Allora… Correva una regola tra i vecchi sceneggiatori del cinema popolare italiano. Evitare, prima di ogni cosa, l’effetto “canotta”. Per canotta, si intenda spettatore semplice, annoiato, possibilmente rotto di scatole dopo una giornata a impastare cemento o scaricare pesi, che andava al cinema (oggi vedrebbe la De Filippi) con il deliberato intento di non perdonare niente a nessuno. Canotta perché di solito indossava tale indumento, per difendersi dal caldo agostano. Tornando agli sceneggiatori. Sapevano al duecento per cento che se avessero inserito nel film un dialogo del tipo: “dove la metto questa chiave?”, sarebbe scatto immediatamente la reazione, cioè l’effetto “canotta”: “mettitela ar cu…”. E giù risate in sala, fine del film. Ecco, “i piombini” mi sembrano subito a rischio canotta. Immaginiamo di parlare con un potenziale elettore che sta infornando mafalde al panificio (colui che oggi vota Berlusconi). “Che ne pensi dei piombini”?. Sono quasi certo che risponderebbe con la frase scritta da Gery: “A far andare a fondo l’esca con l’amo”. Io, a gente che non sa nemmeno prevedere l’effetto “canotta” , non do credito. Non perché penso alla malafede, ma mi viene in mente un distacco totale dalla realtà.

  12. errata corrige: non so se esista “agostano”, ma mi piaceva più di un “di agosto”.
    giornata a impastare = giornata passata a impastare
    sarebbe scatto = scattato

  13. @Mao: come “siamo senza speranza”? Non hai scritto proprio tu, poco sopra, che non bisogna essere disfattisti e dobbiamo smetterla di lamentarci e basta?

  14. @Abbattiamo. “Siamo senza speranza” quando troviamo sempre un motivo per non crederci. Penso sia sempre complicato provare a pensare che qualcosa possa cambiare. Forse è più consolatorio pensare che tutto resti sempre cosi. Però se non provassi ad illudermi di tanto in tanto sarei finito e senza futuro.

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