L’archivio della felicità

L'illustrazione è di Gianni Allegra
L'illustrazione è di Gianni Allegra

di Quarant’Ena

Questa è una storia di fantasia o, se volete, no.

Lei: Teresa, 36enne, bella, professionalmente appagata. Lui: Antonio, 35enne, capace di corteggiare come pochi. Non molto bello, ma tanto buono.
I due si incontrarono per caso, a casa di amici comuni. Seguirono e-mail eleganti dai contenuti abbastanza neutri. Una al giorno, poi due, tre. In breve 100-150 a cui si aggiunse una tempesta di sms.
“Buongiorno, se sei sveglia”.
“’Notte, se riposi”.
Ovunque si trovasse, lei rispondeva subito. E ricopiava tutto, nel suo archivio della felicità.
Dopo circa tre mesi lei gli chiese, con determinazione mista a una malcelata vergogna: “Che fa, ci prendiamo un caffè insieme?”
Lui: “Sì, ok”.
Si videro in un bar del centro. Se fu amore non è dato saperlo. So solo che la mia amica Teresa, dopo quel giorno lo incontrò 15 volte. Pranzi fugaci, mai una cena, molti caffè, qualche tè. Solo una volta copularono. Poi niente più, tornarono alla scrittura dei sentimenti.
Lui la rassicurava: “Vederci non è determinante. In questo modo ci tocchiamo l’anima”. Oppure: “Scriverti mi permette di sfiorarti l’anima”.  O ancora: “Le nostre parole ci permettono di adagiarci sull’anima”.
Ogni tanto a Teresa scappava un messaggio del tipo: “Andiamo al cinema?”. Ma lui aveva sempre qualche impegno.
Un giorno, dopo un anno, lei s’impose: “O andiamo al cinema oppure è finita”.
Lui non rispose.
“Sarà occupato”, pensò lei. Aspettò.
“Perché non mi rispondi?”, gli scrisse dopo due giorni di attesa, nonostante il dolore acuto nel pollice destro (un anno di sms pregiudica fortemente la funzionalità delle falangi).
Non ottenendo risposta, glielo chiese più volte finché non si decise a fare un gesto inconsulto: gli telefonò.
Una voce di donna la investì subito: “Puttana! Sei una puttana. Lascia in pace mio marito”.
Lei impiegò pochi minuti per prendere la sua decisione. Raccolse tutto il materiale. Con pazienza, tanta pazienza, cancellò dalla posta il suo nome  e lasciò visibile il numero di telefono di Antonio. Aprì l’archivio della felicità e stampò le circa 6.000 mail e i 10.000 sms raccolti in un anno. Eliminò il proprio nome, ma lasciò quello di Antonio. Corse in tipografia e commissionò un migliaio di copie, non tutte rilegate per via degli alti costi.
La distribuzione del volumetto è ancora in corso nel raggio di un chilometro da casa della coppia felice: dal parrucchiere, dal salumiere, dal meccanico, dal giornalaio… Nulla è lasciato al caso, persino i pazienti del vicino ospedale leggono da qualche giorno le poesie, le frasi, le parole che lui le scriveva.
Bisogna stare attenti a maciullarla, l’anima. Perché quando si risveglia dal coma s’incazza moltissimo.

Pubblicato da

Gery Palazzotto

Palermo. Classe 1963. Sei-sette vite vissute sempre sbagliando da solo. Sportivo nonostante tutto.

23 commenti su “L’archivio della felicità”

  1. salve…mi chiamo Teresa, o meglio, sono una delle tente Terese sparse nel mondo alle quali è capitato un “Antonio”. Com’è andata? Del bell’Antonio sono stata l’amante, la consulente familiare, la consulente legale, la consulente d’immagine, la dietologa e il personal trainer, insomma la Croce Rossina in groppa al cavallo bianco al posto del principe azzurro che di azzurro aveva solo le t-shirt estive…
    Com’è finita? Ho il cell della moglie…consigli? Proposte?…si accettano suggerimenti…

  2. amore non è casa, figli e famiglia. Amore è stare bene con qualcuno, anche solo una volta l’anno. Amore è portarne il ricordo e rivivere ogni incontro come il primo. L’amore non è consuetudine

  3. da dieci anni ci amiamo ogni volta diversamente .

    Ogni volta che ci incontriamo.

    non è una questione di scrittura ma di incontri e non necessariamente di sesso ma di affinità che il sesso, a volte, può arricchire

  4. cosa intendi per “altro” ? Un matrimonio? la vita di tutti i giorni? Il dormire e svegliarsi nello stesso letto? No, quello per me non è amore. E’ la fine di un amore

  5. Ma se ami un uomo non desideri condividere con lui le cose più o meno importanti? Se è un amante è chiaro che non puoi chiamarlo, ad esempio, tutte le volte che vorresti. Mi dispiace ma io sono per le cose all’antica.

  6. Tu, L.fi. fai già una differenza : marito e amante. E ti poni il problema di chiamarlo.

  7. Volte in cui Teresa e Antonio si sono incontrati in un anno: 16.

    Teresa poteva aprire gli occhi prima.

  8. Numero di email che Antonio e Teresa si scambiano piuttosto che comunicare vis-à-vis: 150. Più sms.

    Fa riflettere.

  9. Ops, è più grave: 6.000 mail e 10.000 sms in un anno!

    Tempo sprecato:troppo.

  10. Non voglio entrare nel merito della spinosissima, dilaniante, tragicissima e, di certo, immortale questione. Desidero solo fare i complimenti a Quaran’Ena per il modo in cui ha rappresentato la vicenda, per la sintesi, chiarissima di particolari e per la scrittura vivace ed efficace. Bella (nel senso di…necessaria da raccontare) storia.

  11. I tempi cambiano, mia cara, bisogna adeguarsi. Io per esempio ho un BlackBerry, che, com’è noto, non è un cellulare.

  12. Cara Silvia, è un argomento complesso che merita ben altro tipo di approfondimento. Ne conviene?

  13. @contessa, nessuna polemica da parte mia, per carità. Lei sa che mi piace il confronto e che non mi tiro mai indietro specie quando ho stima dei miei interlocutori. Approfondiremo la questione con un tasso alcolico adeguato nel sangue!

  14. Mia cara Silvia, lei riesce sempre a toccare le corde giuste. Un bel cocktail martini e possiamo anche parlare del destino dell’uomo su questo pianeta, se preferisce…

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