Blog zoppicanti

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Una volta leggevo molti giornali. Oggi consulto molti blog, siti web, portali di informazione. Ed è un piacere immergermi in opinioni molto più lucide delle mie, prendere a prestito nuove chiavi di lettura, guardare con occhi altrui ciò che non ho potuto vedere e, più frequentemente, pesare quel che ho sottovalutato.
La globalizzazione delle opinioni ha però un effetto collaterale, che può essere riassunto in una domanda: le opinioni meritano tutte un palcoscenico?
No.
Tutte le opinioni, come l’aria che si respira, non devono essere trattenute. Ma una scrematura qualitativa nella loro propalazione ci deve pur essere. E non è snobismo quello che mi spinge a dire che alcune delle testimonianze che leggo sul web sono banali, mal scritte, logicamente inutili.
Esempio.
Un paio di blog opachi e zoppicanti, d’improvviso, si trovano linkati in virtù di non si sa chi o cosa a un portale che fa buoni numeri. Gli autori di questi blog, inopinatamente catapultati al centro dell’attenzione, decidono dall’oggi al domani di darsi da fare per proporre nuovi contenuti e per cercare di soddisfare la mole di accessi che gli cade tra capo e collo. E irrimediabilmente scrivono ciò che natura gli impone: scempiaggini.
Accade così in qualunque campo creativo. L’autore pressato da un editore avido produce, in prevalenza, gattini ciechi. L’artista troppo responsabilizzato si scolla dalla sua opera. Il cronista sbaglia più di frequente se è braccato dal suo capo.
Insomma, il mondo delle idee ha bisogno di relax, spontaneità e coscienza pulita. Deve crescere a piccoli passi, e meritare i centimetri guadagnati giorno dopo giorno.
L’improvvisazione del comunicare non è una diga che allaga di progetti e sensazioni uno spazio deserto.
Quindi via libera a tutte le opinioni, ma con un sano senso della misura. Esattamente un anno fa Giacomo Cacciatore, da queste parti, si scagliava contro lo slogan “se l’hai scritto va stampato”. Approvai allora e sottoscrivo adesso con una postilla che allarga il discorso: se l’hai abbozzato non è detto che tu l’abbia pensato.

Pubblicato da

Gery Palazzotto

Palermo. Classe 1963. Sei-sette vite vissute sempre sbagliando da solo. Sportivo nonostante tutto.

59 commenti su “Blog zoppicanti”

  1. Caro Gery,
    innanzitutto grazie per la citazione. Sottoscrivo ogni tua considerazione in questo post.

  2. Chi decide qual’è il sano senso della misura al via libera delle opinioni? Quello che sembra banale ad uno può risultare illuminante per altri. La misura dell’apertura mentale, cosa fare entrare oppure no dipendono dalla sensibilità,curiosità,temperatura di ciascuno.
    Quello che della nostra mente rimuoviamo evidentemente occupa troppo spazio oppure non trova posto. E’ una questione di igiene mentale.

  3. Cara Silvia, superiamo il luogo comune delle opinioni diverse-preziose-libere-eccetera.
    Io penso, ma posso sbagliare, che non tutte le idee meritino pubblicità, palcoscenico, diritto di esposizione.

  4. Ti dirò: in astratto potresti avere ragione. Ma bisogna sempre ricordare il primo dei diritti del lettore enunciati da Pennac: il diritto di non leggere.

    Per consultare i siti non si paga. In alto a destra c’è una X.

  5. Caro Claudio, mettiamo da parte, per praticità, la qualità dei contenuti e soffermiamoci sulla forma. Perché una roba sgrammaticata deve essere per forza pubblicata? Perché il diritto di parola viene confuso con il diritto di strafalcione?
    Chi non è in grado di scrivere non è detto che debba farlo per forza. Può anche leggere e trasformarsi in attore forte (vedi Pennac). Può studiare e rubare i trucchi. Può aspettare. E, alla fine, può sorprenderci tutti.

  6. Qualche tempo fa, discutendo, una mia zia che reputo molto saggia mi ha sorpreso e sconcertato. Da antipatico quale a volte riesco a essere, sto cercando da un paio di anni di mettere da parte quello che reputo uno dei miei limiti maggiori: il pregiudizio. O, più spesso, il giudizio tranciante, spietato. Ritorno alla zia. Si parlava di una persona che a nessuno di noi in famiglia piace. Io, forte del mio “buonismo” faticosamente conquistato, cercavo di ammorbidire le opinioni, balbettando dei “forse conoscendolo/a meglio…”, “aspettiamo, prima di dire…”, “ci sarà del buono, in fondo…”. La zia mi raggelò con un invito a mettere da parte certe cautele. Se qualcosa non piace, non piace e basta. Se la si giudica pessima, non bisogna lasciarsi intimorire dalla paura di essere duri e persino cattivi. E concludeva: “a forza di voler essere educati e cauti a tutti i costi stiamo perdendo di vista la sacrosanta obiettività e il senso delle nostre opinioni, e questo non fa bene a nessuno. Anzi, fa malissimo. Il risultato è sotto gli occhi di tutti, ormai”. Concludo: non credo nemmeno io al “c’è del buono” a tutti i costi. Alla giustificazione quasi censoria che fa passare ogni cosa per legittima e non criticabile. Forse è arrivata l’ora di rispolverare la sana, vecchia libertà di dire: questo secondo me fa schifo e non ha diritto di cittadinanza. Almeno nel mio mondo. E un pizzico di sano snobismo bisognerebbe rivalutarlo.

  7. E che dire di quei famosi blog fatti da pseudo altri famosi giornalisti o scrittori che si rivolono al pubblico e non hanno mai un commento?
    Mi chiedo e chiedo. Un blog senza commenti, senza discussioni, è un blog valido?

  8. I commenti non certificano la qualità del blog, né la sua popolarità.
    Molti post possono essere super commentati ma meno letti di altri che magari non hanno neanche un commento.

  9. Consoliamoci così: i blog e i libri brutti fanno sempre la fine che meritano. Anche se non li si sopprime, fanno harakiri. Quindi accanirsi non serve. Basta aspettare un po’.

  10. Caro Gery la mia riflessione era puntata sui diritti di ascolto e “acquisto” di opinioni con contenuto e forma diversi dalle nostre. Al di là del luogo comune dei luoghi comuni.

  11. Io mi riferivo a quelli che hanno più di 500 post e pochi commenti

  12. Vedi, Gery, io sono d’accordo con Giacomo quando dice che se l’ho scritto non è detto che debba essere pubblicato, ma solo se questo vale per la carta (per ragioni che non sto a enumerare, ma che non riguardano la tutela dei gusti del lettore: costano, fanno sprecare carta e molte altre). Per quel che riguarda il web sono molto meno intransigente: la Rete trabocca di contenuti, anche pubblicati su siti considerati autorevoli, che oscillano fra lo stomachevole e l’inaccettabile. Ciononostante, cercando, si riesce a trovare anche qualcosa di sublime. C’è anche della gioia, in questo: il piacere che provo quando cerco qualcosa nella massa di cartacce che affollano la mia scrivania e trovo una vecchia lettera, un bel libro dimenticato, un’annotazione preziosa. Se poi trovo solo fogli inutili posso buttarli o, tornando al web, commentare: “Questo secondo me fa schifo”. Così anche il cacciatorino è contento.

    Sui commenti sono d’accordo con Gery: non sono un certificato di qualità. Anzi, a volte, sono la certificazione del contrario.

  13. E poi come rinunciare alla soddisfazione di potere dire: “questo fa schifo” se il mondo ospitasse solo artisti capaci?

  14. sono molto d’accordo con quanto scrive silvia…

    chi decide cosa ci piace e cosa no?

    chi decide cosa è pubblicabile e cosa no?

    è chiaro, in questo blog (come ovviamente in quasi tutti i blog) sarà il padrone di casa ad avere questo compito: ma si tratta di una scelta verso alcuni argomenti o di una censura verso altri?

    il dibattito, mi rendo conto, è aperto. e mi dispiace che ne sia fuori D’Artagnan (scusate se torno sul tema ma sotto questa scorza di antipatia anch’io ho un cuore), che ha giustificato il suo addio proprio con gli argomenti proposti ossessivamente – a suo dire – da questo blog…

    e ancora un po’ dispiaciuto per la dipartita di D’Artagnan di qualche giorno addietro…

  15. sorry, sono diventato balbuziente. la coda non consideratela.

  16. Riflettevo: il problema, secondo me, non è la libertà di espressione di certi blog o siti web, direi piuttosto il ribassamento costante e inesorabile dei contenuti, che in qualche modo andrebbe arginato, anzi stoppato.
    Qualche tempo fa Gery pubblicava un post di Mara Marino in si raccontava di una commessa russa che, durante uno scambio di pochi minuti, aveva manifestato il suo forte senso di appartenenza ad un paese in cui si cresce a pane e letteratura, dove l’arte ha ancora un ruolo “educativo” e dove se chiedi a un ragazzo di vent’anni chi è Puškin è certo che non ti risponderà “ma chi? quello che ha vinto il grande fratello?”.
    Il fatto che ci sia qualcuno che abbia il “potere” di giudicare la qualità di ciò che viene pubblicato, e gli “strumenti” per meglio indirizzare (verso l’alto) i gusti del popolo di internet, è, a parer mio, cosa buona e giusta!
    Qualche giorno fa, su un noto blog palermitano (Rosalio), tale Giulia Nobile commentava così l’ennesimo tentativo “lirico” di D. Billitteri: “Non è vero che nel nome della libertà di gusto si debba accettare qualunque cosa e accoglierla come una felice novità. Le cose hanno un nome, una collocazione, subiscono un giudizio”.
    Ecco, è esattamente ciò che penso anche io.

  17. @la contessa. Il discorso non è poi così complicato. Il nodo per sta nel fatto che giulia nobile ha potere di esprimere un parere e di considerare spazzatura la scrittura di Billitteri ma al contrario di lei qualcuno in nome della stessa libertà potrà considerarlo valido. Cosa accettare e cosa rifiutare, questo per me è libertà di espressione e di giudizio.

  18. Noi decidiamo che nome e collocazione dare alle cose ed è un errore ritenere che possa avvenire in modo univoco.

  19. @silvia: cara, ragionevole il discorso e lo sottoscrivo. Purtroppo, ( e faccio un discorso generale, niente di personale, si badi) è più facile che si verifichi il fenomeno contrario. Ossia, che vi siano delle categorie e dei personaggi giudicati (e che si autogiudicano) intoccabili e che decretano per primi la censura del giudizio “contro”, che tuonano o voltano le spalle, sdegnati, a qualsiasi forma di critica, anche se garbata o costruttiva. Di conseguenza, come tu rivendichi giustamente il diritto di esistenza in vita di qualsivoglia forma espressiva, io mi sento in dovere di reclamare la sussistenza in vita della critica sincera. Meglio ancora – o a maggior ragione – quando c’è gente convinta che la la propria libertà di espressione sia l’unica forma di vita e di comunicazione possibile. Come vedi, l’univocità non è un difetto esclusivo di chi critica ma anche (soprattutto a Palermo, sottolineo, scatenando chissà quali ire…) di chi si ritrova a essere criticato. Non so come reagirei io di fronte a una critica aspra. Ma è certo che mi sforzerei di usare tutta (l’auto) ironia possibile e tenterei anche di cogliere le verità in quello che mi si contesta, se ve ne sono. La provocazione gratuita… be’ quella è un’altra cosa.

  20. @D’artagnan: Off topic: RITORNI, D’ARTAGNAN! (mi auguro di iniziare una lunga lista di inviti dello stesso tenore, quasi una petizione)

  21. @il cacciatorino. Perchè è così importante come possono reagire gli altri alle critiche? In che modo ti riguarda il fatto che ci sono persone impermeabili ai giudizi “contro”?
    Proprio in virtù del fatto che tante sono le forme espressive possibili puoi continuare esercitare la tua critica sincera!

  22. Caro Gery, condivido in parte. In fin dei conti il Web è pesca d’altura: puoi pescare il tonno o il classico copertone. Sta a te portarli a casa o rigettarli in mare (meglio nella spazzatura). Ma lo fai gratis. Un click sulla x, come dice Claudo Reale, e il portatore sano di cazzate sparisce. Mi scandalizzano molto di più certe riviste zeppe di orrori e pubblicità. Orfane di lettori, ma destinatarie di contributi a iosa. Certi giornali depositari del verbo (a loro dire) ma che i verbi e (non solo quelli) spesso e volentieri li sbagliano pure. I mille Giurato che nessun click potrà mai cancellare, che nessun Devoto-Oli potrà mai acculturare, ma che sarai sempre costretto a dover co-retribuire.

  23. @Silvia: Era solo per dire che sia criticato che critico sono categorie egualmente difendibili o indifendibili: dipende dal punto di vista. Però hai ragione tu. Delle critiche del criticato molto poco mi importa. Non per niente il mio carnet di amicizie caduche e di convenienza è molto povero.

  24. @silvia: Uffa, ma che c’entra la libertà di espressione? Qui il punto, se ho capito bene il senso del post, è che non basta avere un’idea per renderla universale. Bisogna anche saperla comunicare (forma), sempre che valga la pena di comunicarla (contenuto).

  25. @la contessa. Non ti spazientire.
    Chi è che vuole rendere le proprie idee universali? Chi è che le prende per tali? I contenuti e le forme possono essere, devono essere discutibili.

  26. @silvia: sì, ma aspetta un momento. Esistono anche delle regole grammaticali e sintattiche, una certa sapienza (o cura) di espressione, una perizia giornalistica dalle quali non si deve prescindere, essendo parente stretta della professionalità (ma anche del pudore). E davanti alle quali non c’è libertà di espressione che tenga. Se uno le usa male non è libero. E’ un cane. E per giunta portatore di malattie bruttine e contagiose. Facciamogli almeno un’antirabbica. Non ci basta già la tv che è un canile di per sé e anche ben foraggiato? Va bene tutto, ma giustificare l’approssimazione e l’ignoranza senza battere ciglio, questo no. Io non ci sto. E’ un’offesa alla fatica e alla passione che io, Gery e tanti altri impieghiamo nelle nostre attività.

  27. E il nemico non è così invisibile. Di arruffoni che si mettono a fare scrittura e informazione solo perché hanno una tastiera davanti sono pieni il web, il mondo e anche qualche redazione di giornale.

  28. @la contessa: sono d’accordo con quello che scrivi. Ma questa scrematura è attuabile, e secondo me indispensabile, quando sulla scrittura c’è un investimento, come in editoria (libraria o di giornali che sia). Quando uno scrive scempiaggini nel suo sito o in un blog aperto a tutti, come si può materialmente evitare che lo faccia? Io comunque non impedirei a nessuno di scrivere le cazzate che vuole. Ma gradirei avere il diritto di critica.

    @Tony Gaudesi: concordo in tutto con la questione che riguarda certi giornali, pessimi e onerosi. Talvolta, ahinoi, anche per le pubbliche tasche.

  29. Riguardo ai blog, che non possono (dovrebbero?) essere sottoposti a scrematura o controllo della qualità, esiste uno strumento molto semplice e “democratico”: il commento. I blogger più onesti (tra questi il maestro Palazzotto) si limitano a filtrare solo i messaggi che contengono offese stupide e turpiloquio, ma so per certo che rendono pubblico tutto il resto. Però ci sono anche dei blog che non consentono nemmeno la pubblicazione di un commento. Non venite a dirmi che si tratta di un atteggiamento maturo e costruttivo, degno di uno strumento di confronto o di informazione.

  30. Non faccio l’avvocato d’ufficio né penso che ce ne sia bisogno, ma credo di aver colto nel post di oggi un grande amore e rispetto da parte di Gery nei confronti dello strumento-blog e delle sue potenzialità. Mi sembra anche ragionevole che si batta, nel suo piccolo, per preservarne qualità e dignità. Considerata anche la velocità con cui, oggi, si riescono a rovinare le cose che partono bene, e che, nelle prime battute, promettono sviluppi utili a tutti quanti.

  31. @silvia: e verrà il giorno in cui non ci saranno più strade praticabili.

  32. Continuo a non (voler) capire: se può esistere una possibilità di divulgazione intelligente e curata di idee, concetti e opinioni, se si possono arginare l’ignoranza e la scarsezza (qualitativa) di forme e contenuti, ma perchè mettere in discussione tutto ciò in nome di una “libertà di espressione” che, considerati gli attuali scenari socio-culturali, sposta innegabilmente il livello verso il basso.
    Qui la censura c’entra poco, parliamo piuttosto di “educazione” del lettore (qualsivoglia), in senso critico ed estetico.

  33. E a proposito, i cani non educati a stare in mezzo alla gente, pronti ad azzannarti se non ti riconoscono come suo simile, vanno tenuti al guinzaglio e con la museruola!

  34. A chiunque ti riferivi nn mi piace quelli che parlano dal pulpito. Ognuno è libero di scrivere e pubblicare ciò che vuole a casa propria basta che nn danneggi alcuno. Se c’è un portale che linka ad un ignoto del web piuttosto che i soliti noti ben venga. Sono stufo dei sapietoni che se la cantano e suonano tra di loro.

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