Dalla Russia con valore

tropinin-pushkinLa mia amica Mara mi scrive una e-mail: “Aeroporto di Ginevra. Mentre aspetto che arrivi mia madre entro ed esco dai negozi. In uno di questi, la commessa – avrà avuto più o meno la mia età – è al telefono e sta parlando in russo, lingua che, anche se non capisco, amo moltissimo. Mentre fingo di guardare la merce, la ascolto. Finita la telefonata, mi chiede in francese, con un incantevole accento, se ho bisogno di qualcosa. Io le dico che la sua lingua è bellissima e che mi scuso se le ho ascoltata ma che l’ho fatto perchè la sua lingua mi piace. Lei mi risponde che il suo è un russo autentico perchè lei è nata a Mosca e che parla la lingua di Puškin e di Dostoevskij.
Perché in certi paesi la letteratura, la musica e tutte le forme d’arte sono un fatto endemico quasi cromosomico e, se vogliamo, politico?”.

Sto ancora cercando una risposta. Se, per pietà, mi date qualche suggerimento…

Pubblicato da

Gery Palazzotto

Palermo. Classe 1963. Sei-sette vite vissute sempre sbagliando da solo. Sportivo nonostante tutto.

14 commenti su “Dalla Russia con valore”

  1. Uhmm, ricordo al nostro primo viaggio in Russia (ed ultimo) fui colpito dal prezzo del biglietto per un balletto al Mariinsky Kirov, il Kirov, non so se mi spiego,

    Praticamente nulla, ma non per noi occidentali, per loro, per consentire a TUTTI di andare a teatro. E ci andavano tutti, l’operaio, la massaia con le scarpe di ricambio nel sacchetto.

    Da noi quanto costa andara alla Scala? E con quali sfilate di moda in parallelo (di gioielli ovviamente, non di scarpe nel sacchetto).

    Una questione di stile ovviamente, come il servizio del TG 1 per i record di sharing sui servizi sul terremoto: mercificazione di tragedia e di morti.

    PS
    Ovviamente con tutti i distinguo del caso, politica, libertá, Putin e Obama. Ma certe cose del popolo, della gente, travalicano gli orrori che certe ideologie riescono poi a creare, quasi sempre per (de)merito di un pugno di farabutti.

  2. Io penso che la cultura sia un ingrediente base della memoria e viceversa. L’Italia è una grande nazione, ma con una memoria che giace altrove. Qui si coltivano le divisioni come un pregio della politica e si concede il massimo degli onori alla presunzione e all’ignoranza (vedi trionfo dei reality e livello qualitativo di certi operatori dell’informazione). Altrove si resta uniti anche se confederati e l’ignoranza colpevole è una grave nota di demerito. E l’arte è una bandiera che abbraccia tutti.

  3. Certo nei programmi televisivi di altre città europee non c’è lo sfoggio di tette e culi che si può ammirare in mediaset. Probabilmente altrove non esiste nella nuove generazioni il culto per le veline o per l’ultimo tronista. Per me resta principalmente una questione di educazione ricevuta. A casa mia si guardava poca televisione piuttosto si leggeva. I miei genitori ascoltavano musica classica. Da bambina mi portavano alle mostre e ai concerti e quando ci trovavamo all’estero si dava la priorità ad un certo tipo di “intrattenimento”. L’amore per la cultura può essere cromosomico, deve essere impartito.

  4. Ecco il punto!
    Il Cav. B. è l’incarnazione del brutto.
    La negazione della bellezza e dell’ arte, intese come testimonianze di valori
    che diventano eterni.
    La bellezza ha perso ogni parametro di proporzione e misura.
    Siamo nell’ era del jurassico.
    Tutto così sproporzionato.

    Belli i commenti di Massimo, Mister Mister, Silvia.
    Molto bello il post di Mara.

  5. Non sarei così assoluto.
    In paesi come la Gran Bretagna, dove certo l’amore per la cultura è esistito ed esiste tutt’ora, sia i giornali che le TV mostrano tette e culi come in Italia.
    Forse bisogna partire dalla scuola, anche se mi rendo conto che può sembrare molto qualunquista.
    La qualità dell’istruzione fa la differenza. Ho notato con dispiacere che la scuola di oggi ha fatto notevoli passi indietro rispetto a quella della mia gioventù( e anche allora non scherzava…).
    Notavo alla National Gallery classi di bambini che ascoltavano con interesse, partecipando con domande, alle spiegazioni che venivano date su alcuni quadri.
    Alla Tate Britain vengono forniti dei Kit per permettere ai bambini di divertirsi imparando copiando alcuni dipinti.
    Riflettevo che tutto questo da noi sarebbe impossibile.L’occupazione prevalente dei nostri studenti sembra ormai essere filmare pestaggi sul telefonino e mandarli su You Tube.
    Ecco perchè sono pessimista sul nostro futuro…

  6. La famiglia e la scuola, se stimolanti e attente, sono fondamentali. Se creano un substrato solido, la tv – anche la più becera – non influenza e non deforma.

  7. Abbattiamo, io credo che la tv e il web influenzino eccome.
    Certo, se la famiglia e soprattutto la scuola fossero più disponibili e attenti al dialogo, offrendo prodotti più stimolanti e accompagnando il percorso di crescita dei bambini con la propria presenza fisica, che molto spesso è veramente minima, sicuramente la formazione dell’individuo sarebbe più solida. Ma per problematiche socio economiche la famiglia ha mutato la sua struttura. Ed è, un processo non reversibile, credo.
    Allora l’ attenzione dei media, nel proporre modelli culturali capaci di formare un tessuto sociale stabile, deve essere massima.

  8. @Faguni sono d’accordo.
    Abbiamo individuato come colpevoli la scuola ed adesso anche la famiglia.Qualcuno ha indicato anche una responsabilità politica.
    Poco alla volta la risposta si viene a delineare.
    Ma ai ragazzi , nulla?
    E’ possibile che vivano lobotomizzati in un mondo di tronisti , calciatori, veline e co.?

  9. Io ho solo individuato in Berlusconi un imprenditore ricchissimo e potente,
    Un uomo che ha praticamente il monopolio della stampa, della televisione,
    dell’editoria e che in più è il presidente del consiglio.
    Un uomo solo che manovra capillarmente ogni frammento di storia futura!
    Ma in quale altro paese al mondo accade questo.

  10. Mi sono interrogata più volte sul significato della memoria, quando vivevo in America un giorno sì ed un giorno pure c’èra un memorial day, i luoghi erano spesso contrassegnati come memorial….Che cosa è? È il ricordo di chi o di cosa non c’è più, un bagaglio culturale, nel senso più largo del termine, che ci portiamo dietro ovunque andiamo? Oggi a Thoiry (F) con mia madre e mia figlia abbiamo fatto le pecore di Pasqua ascoltando musica mentre la nonna spiegava alla nipote che cosa fosse un concerto. I primi responsabili dell’educazione dei nostri figli siamo noi genitori, la scuola ci solleva da questo compito nelle ore di lezione, a volte lo fa bene, a volte lo fa male, troppo spesso non lo fa. E la casa in cui questi figli vivono che costantemente deve dare stimoli e risposte a tutte le domande, soltanto così più tardi potranno scegliere con cognizione di causa. I ragazzi a cui non si risponde alla fine domande non te ne fanno più. Un altro fattore determinante è poi il tempo, quante volte mi sono sentita dire dai genitori dei miei alunni – il tempo che trascorro con i miei figli è poco ma è di qualità- ma che c…vuol dire questa frase!!! Da quando il poco ma buono nell’educazione è sufficiente. L’educazione è un percorso che come genitore intraprendi nel momento in cui lo diventi, come insegnante nel momento in cui entri in un aula che sia essa di scuola dell’infanzia o dell’università, e come politico nel momento in cui fai delle scelte di ordine culturale per il Paese. I musei, i teatri, e tutti i luoghi di cultura dovrebbero essere delle fucine a cielo aperto. Come racconta Fabio della National Gallery o della Tate anche il Louvre propone tutta una serie di ateliers rivolti ai bambini e tante altre atiività anche per gli adulti. In italia mi pare che la cultura sia ancora un fatto di pochi eletti ma soprattutto un fatto legato alle possibilità economiche.

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