I valori e gli intellettuali

Illustrazione di Gianni Allegra
Illustrazione di Gianni Allegra

Ci sono due frasi che mi ronzano nella testa. “Crisi dei valori” ovvero frase A. E “ruolo degli intellettuali” ovvero frase B.
Non chiedetemi dove le ho lette: dopo 46 anni di vita sarebbe più semplice testimoniare dove non le ho lette. Ogni volta che c’è da lamentarsi di qualcuno/qualcosa – e sappiamo che è uno sport in voga – si invoca la frase A. Quando invece è il momento di trovare una scusa per sottrarsi a un impegno civile si ricorre alla frase B. I valori e gli intellettuali, coi rispettivi crisi e ruolo, sono insomma il parafulmine di ogni sventura. Mai che a qualcuno venga in mente di mescolare gli addendi per arrivare, in barba alla matematica, a un risultato diverso, più vicino alla realtà. Il ruolo dei valori (cioè 1/2 di B + 1/2 di A) e la crisi degli intellettuali (cioè 1/2 di A + 1/2 di B) potrebbero essere infatti temi più aderenti alla realtà.
Riuscire a capire a che punto in classifica siano le doti morali e quanto sia allarmante la carestia di portatori di cultura nel nostro Paese sarebbe già un bel traguardo. Quando il frigo è vuoto si censisce quel che non c’è, mica il tubetto floscio di maionese che s’affaccia dallo sportellino sopra il porta-uova.
Gli intellettuali non fanno la politica, i valori possono influenzarla. Gli intellettuali non sono pifferai, i valori sono cuffie contro insani pifferi. Gli intellettuali possono sbagliare, i valori possono essere rimedio.
Mi piacerebbe che un giorno, entro la mia scadenza biologica, qualcuno si chiedesse cosa manca nel grande frigo dell’Italia, piuttosto che additare, promettere, scontare, condonare.

Pubblicato da

Gery Palazzotto

Palermo. Classe 1963. Sei-sette vite vissute sempre sbagliando da solo. Sportivo nonostante tutto.

17 commenti su “I valori e gli intellettuali”

  1. Be, la prima cosa che mi viene in mente è che manca un po’ di silenzio, il companatico delle idee. Mi sono accorto che è un bene al ribasso. Rimane sugli scaffali e nessuno lo vuole più, nemmeno in offerta speciale. La mia sensazione è che tutti parlino, urlino, dicano, (intellettuali compresi) ma solo per riempire con il niente un vuoto che fa paura. E che ci siamo scavati da soli. Siamo un paese che ormai ha fatto della stupidità e dello schiamazzo una reazione naturale – anzi pretesa, quindi un “valore” – a tutte le evenienze. La vera crisi è quella delle buone occasioni per starsene zitti.

  2. Esatto, è come se non facessimo altro che abbaiare fissandoci la punta delle scarpe, girando in tondo fino a quando un muro non blocca il moto caotico; e neanche allora, spesso, ci svegliamo. L’altro problema, Gery, è che tutto questo porta a perdere la prospettiva di un futuro (neanche migliore, ma almeno possibile).

  3. Oggi chi sono gli intellettuali?
    Poco tempo fa leggevo Bianciardi” Non leggete i libri, ma fateveli raccontare”, e pensavo alla sua preveggenza. Ha centrato in pieno la fumosità di alcune figure , che oggi vengono definite intellettuali.
    Purtroppo oggi vedo elevare al ruolo di di maestri di pensiero, personaggi che mi ricordano il professore del “sistemone”( lo spot pubblicitario delle scommesse).
    Personaggi ridicoli nella loro presunzione.

  4. Ho un conato di femminismo.
    Magari qualcosa in questa società è sbagliata perchè c’è troppo “intellettualismo” maschile.
    Fine del conato.
    Mi è capitato di assistere a dissertazioni psedudo intellettuali e mi viene sempre in mente una poesia di Pazzaglia…
    “Com’è facile esser poeti
    basta
    andar d’accapo
    non come gli altri”.

  5. Nella mia memoria gli intellettuali dovrebbero essere interpreti liberi e originali, precursori, voci fuori dal coro, provocatori, inquieti. Uno per tutti Carmelo Bene al quale faccio spesso riferimento mentale. I maestri lasciamoli nelle scuole dove dovrebbero “insegnare”, essere “modelli”. Ho paura. Degli schiavi. Sui quali questa società può contare.

  6. Le responsabilità di questo “impigrimento” sono politiche.
    Una classe politica che non è stata capace di indirizzare in senso positivo la modernità.
    La strumentalizzazione dei media (tv innanzitutto) che privilegia il dato persuasivo a quello espressivo e conoscitivo, pochi contenuti e molte immagini.
    Convivono sullo stesso piano emotivo la guerra o un lifting, un disastro ecologico e una cura dimagrante.
    Le case editrici sono andate allo sbando, si sono indirizzate sempre più alla logica del profitto.
    Se prima il quotidiano rappresentava la forma di trasmissione e diffusione della cultura del paese oggi è il salotto di B. Vespa a proporsi
    diventando il nucleo del dibattito politico del paese e i giornalisti, invece di indignarsi fanno la fila per sedersi.
    L’intellettuale è spiazzato e impigrito.
    Non progetta più, non crea su basi filosofiche, antropologiche e di genio
    ma finisce per somigliare sempre più a ciò che è la realtà.

    “La morte non è nel non poter più comunicare ma nel non poter più essere compresi.”
    ( P.P.Pasolini).

  7. Resta un buco di significati. C’è una mancanza di pensiero dove prevale il videogioco, la tv. Internet sostituisce la relazione. Non trovo la connotazione morale della parola “valore”, sempre più materiale e contingente.

  8. @Faguni
    L’intellettuale è un narcisista.
    I media sono il suo specchio preferito

  9. Quello narcisista è l’opinionista; quella figura che discetta sulla realtà ma è incapace di reinterpretarla o di trovare una via nuova, ma si siede su ogni sgabello girevole che gli viene offerto e da lassù allena i polmoni.

    Poi però mi chiedo se esiste davvero una differenza tra le due categorie, oggi.

  10. Tra poco temo che ci sarà ben poco da ciarlare. Con i guai che si profilano a molti passerà la voglia e anche i cachet delle minchiate a minutaggio caleranno drasticamente. Ci sarà un solo individuo ad assumersi il compito di urlacchiare inutilità. Probabilmente si tratterà di un dittatore con le guance sporche di cerone… azz… ma perché ho usato il tempo fururo?

  11. Io penso che ci sarà sempre il venduto di turno che si presenterà in televisione, sui giornali, su internet a parlare del nulla suscitando degli “ahhh” di ammirazione.
    Sarà lo stesso potere a chiederlo.E i volontari non mancheranno.
    Basterà un ciuffo ribelle, colorito pallido, abbigliamento costoso , ma trasandato, ed ecco a voi ” L’intellettuale”…
    Bianciardi, meno male che non ci sei più per vedere come ci siamo ridotti…

  12. In Italia si spaccia per intellettuale Vincenzo Consolo (che ormai discetta su tutto, dalle penne all’arrabbiata ai massimi sistemi), un essere che non perde occasione di sparare pubblicamente a zero sugli scrittori giovani più validi (ah, che bestia nera è l’invidia per la gioventù e per il talento fresco…) e anche su quelli della sua età. E invece un intellettuale dovrebbe illuminare e trasferire linfa, sostegno e arricchimento culturale alle generazioni successive. Questo mi fa diffidare della cosiddetta intellighenzia, che si tratti di scrittori o di chicchessia. E in più mi indigna e mi dà il senso di una pochezza generale.

  13. Abbattiamo, m’hai provocato e io…
    Consolo! Dispensatore di perle colte in insondabili mari di pensiero, quali: “distante dalla mia Sicilia sono come Ulisse che sogna Itaca” o (recentissima) “L’albergheria (dei pedofili) è una piccola Thailandia”… E’ vero: c’è stato un periodo in cui Il “Maestro” l’ha avuta con tutti quelli che scrivevano in e di Sicilia (soprattutto se sotto i cinquant’anni d’età) e tuonava vergogna, strappandosi le vesti, perché chiunque (tranne lui) osavano fare gli scrittori siciliani. Se non si trattò di invida senile allora sarà stato, molto più banalmente, un modo come un altro per apparire su “Repubblica”. In mancanza di validi motivi che più gli si addicevano (per esempio, un nuovo romanzo dopo anni di nulla). Mi infastidisce molto, questo tipo di trombonismo malevolo. Mi fa diventare molto cattivo. Mi fa venire voglia di imitare Alvaro Vitali pernacchioso in uno dei suoi Pierini. “‘a dottò…” E qui mi fermo.

  14. dimenticate la frase dopo “strappandosi le vesti”: non so che cosa mi sia scappato.

  15. sarà stato il rictus dell’ignoto marinaio che improvviso mi colse

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *