Cavolo a merenda (o a Sanremo?)

pfm

L’attimino fuggente

di Giacomo Cacciatore

Nessuno potrà negare che una regola di vita del bravo cerimoniere, organizzatore di serate in compagnia o di menù da cena in piedi, sia innanzitutto il buonsenso negli accoppiamenti. Chi si impegna a creare una situazione conviviale valuterà, prima ancora del tono che intende dare alla serata, la prevalenza del “materiale” umano e mangereccio che ha a disposizione. Sarà tale prevalenza a definire lo spirito dell’evento. Chiamando in soccorso una punta di snobismo necessario (che confina con la ragionevolezza e le migliori intenzioni), sceglierà dunque di riunire vecchi compagni di scuola dalla battuta grassa con nuovi amici capaci di reggere botta. Chi ha una scorta di caviale varierà il menù con un’aggiunta di ostriche, mentre chi si ritrova con pane e olive si butterà sulla bruschetta e il vino corposo. Certo, nulla impedisce di mettere alla stessa tavola fois gras e broccoli, preti e mignotte, ma solo se si ha in animo di vivacizzare la riunione. Il contrasto dovrebbe essere supportato dalla consapevolezza dell’effetto che si vuole ottenere: altrimenti fa rima con disastro, e – parlando del cerimoniere – con impiastro. Il contrasto voluto e ricercato può essere una forma d’arte. Quello che ci sfugge di mano, invece, porta a un pessimo risultato: stridore, imbarazzo generale. Le affinità elettive in minoranza sprofonderanno nella costernazione. Quelle in maggioranza si chiuderanno a riccio. E l’ospitalità offerta dal padrone di casa sarà a dir poco ricordata  come goffa. Inopportuna. E’ la sensazione che ho provato ieri sera quando sul palco di Sanremo sono saliti i musicisti della Pfm a rimescolare le carte ammuffite della “kermesse” canora. Un piatto di caviale tra vassoi di ceci bolliti e bucce di fave, accolto da un applauso in piedi, che mi è sembrato quasi liberatorio, speranzoso, persino rabbioso, e che per un istante ha denudato il festival di Sanremo mostrandone lo stato di salute, l’assoluta ignoranza delle proprie condizioni. La storia di un minuto ha fatto sfigurare ore, anni di brutto spettacolo.  Un pugno di musicisti ha annichilito un’accozzaglia di ugole allo sbando. I cerimonieri l’hanno scambiato per un trionfo. Si sbagliano. E’ stata una zappata sui piedi.

Pubblicato da

Gery Palazzotto

Palermo. Classe 1963. Sei-sette vite vissute sempre sbagliando da solo. Sportivo nonostante tutto.

43 commenti su “Cavolo a merenda (o a Sanremo?)”

  1. D’accordo, Giacomo. Ma il paraculissimo Bonolis non fa altro che il suo mestiere, che è poi il mestiere della tv generalista, mischia alto e basso, fois gras e panelle, cacca e Lindt, l’amore sacro e l’amor profano, Povia e De Andrè. Così come impunemente alternava, sulla tv del Cavaliere, “Ciao Darwin” e “Il senso della vita”, quest’ultimo come lavacro della coscienza, a mo’ di espiazione dello show becerone. “Una cosa mai accaduta sul palco dell’Aristooooon!!!!”. “Non era mai successo a Sanremo prima di staseraaaaaa!!!”. Minchiate. Specie a Sanremo, è sempre (o quasi sempre) accaduto. Per questo mi pare esagerato l’imbarazzo, magari un minimo, via, ma farsi turbare no. Fra l’altro, “Bocca di rosa” e “Il pescatore”, specie in quel contesto, son facili facili, per palati anche un po’ semplici (“Il pescatore”, poi, te lo ricordo, sdoganò Fabrizio presso il grande pubblico, fu la sua prima – e unica, son quasi certo – canzone a entrare in “Hit parade”, tutti i venerdì, ore 13, Secondo Programma della Radio).
    PS. A proposito di “Hit parade”: stasera al Festival c’è Lelio Luttazzi che fa da “padrino” ad Arisa, che pare una bambina scappata dall’asilo e perdutasi per strada, occhialuta e bruttina, spaventatissima, che si è esibita ieri sera per ultima con quel brano assolutamente delizioso – perché assolutamente fuori moda – che si intitola “Sincerità”. Lui un mito da un pezzo, lei un mito da meno di 12 ore. Non me li perdo.

  2. Io molto più semplicemente penso che ci sono talenti senza età e mezze seghe. La Pfm è fatta da signori del rock italiano. Va bè che siamo un popolo di imbecilli anestetizzati da De Flippi, grandi fratelli e reality bari, ma qualcuno che ha orecchie per qualcosa di buono c’è ancora. Così quando sale sul palco la Pfm è naturale che ci sia un risveglio di coscienze, non siamo tutti, proprio tutti, imbecilli terminali.

  3. @Totò: Non è la commistione tra cacca e cioccolato che mi ha turbato, e che, come dici giustamente, è la ricetta fissa della tv generalista. Mi ha colpito il fatto che qualche volta – e per fortuna- la mistura tra cacca e cioccolato sfugge di mano. E qualcuno finisce con l’annusare, drammaticamente, qual è la differenza. A discapito della cacca, ovvio. Sto parlando del pubblico, sia chiaro. Penso – mi piace pensare- che almeno una fetta di ascoltatori si sia detta: “questa è musica, il resto è sterco e si sente benissimo e stasera più che mai”. Bonolis e Del Noce non li considero: quelli nemmeno se ne sono accorti. A loro basta pasticciare, dire che si tratta di “eventi eccezionali” (col cavolo: sono due mesi che De Andrè passa dappertutto, persino alla “vita in diretta” e almeno un pfm, Di cioccio, quel palco lo aveva già calcato), avere l’applauso. Sono d’accordo sulla “popolarità” della scelta della “Deandreata”. Ma aspettarsi di sentire “impressioni di settembre” o la “carrozza di Hans” sarebbe stato troppo, anche per la Pfm. E se fosse accaduto, sarebbe stato un altro palco, non quello dell’Ariston.

  4. Cerco di spiegarmi meglio: se il mio gioco è quello di mettere insieme di tutto per anestetizzare i palati, nel momento in cui l’unico buon sapore spicca sugli altri, anche per un istante, io ho perso: il trucco va in corto circuito. Mi ritrovo a fare una figuraccia, perché il contrasto è troppo evidente. Specialmente se ho poco altro da offrire, e peggio ancora se non me ne rendo conto. La soddisfazione dei capoccia di Sanremo ieri mostrava un’evidente inconsapevolezza ( o malafede?) di fondo. Nelle loro teste, quell’applauso dedicato alla pfm – solo e soltanto alla pfm – l’hanno letto come un’ovazione a tutto il festival. Gli si leggeva in faccia. Ma non era proprio così.

  5. Caro Giacomo, a prescindere dal grado di consapevolezza, la scelta del direttore artistico di ospitare la pfm si è rivelata azzeccata. Questo è un fatto innegabile. E in fondo è proprio quello che ci sia aspetta da un buon organizzatore, no? Sinceramente, mi sembra pure giusto che Bonolis gongoli un po’…

  6. @totò: Arisa è l’unica voce che ieri sera mi ha strappato alla distrazione, facendomi voltare verso la tv per vedere da chi provenisse. E dico voce, non canzone. Il brano è furbetto, orecchiabilissimo e gradevolmente demodé, ma non mi fa gridare al miracolo. Poi, la storia della fanciulla timida e defilata proprio non la bevo: la fanciulla ha un look perfetto, estremamente (e intelligentemente) studiato, sin nei minimi dettagli (abiti, occhiali, capelli, trucco da Betty Boop), e siccome è bruttarella è un gioco astuto quello di costruirle intorno la storia della timidezza recalcitrante. La definirei una sapiente operazione di marketing che avvolge una bella voce e una faccia curiosa.

  7. @contessa: certo. Io non ce l’ho con Bonolis (qui ingessato, stucchevole e “baudiano” come non mai, bisogna dirlo). Ha fatto il suo lavoro, si becca ascolti e applausi e umanamente gioisce. Ma siccome da quelle parti passano miliardi (nostri), io un minimo di consapevolezza del perché si fanno certe cose e come si potrebbero migliorare, me la aspetterei. Ripeto: l’applauso di ieri era dedicato alla Pfm, non a tutta l’edizione di Sanremo, ma a quella specie di scheggia impazzita che ha fatto intravedere, per un istante, che cosa potrebbe essere Sanremo, se i cosiddetti direttori artistici si facessero un esame di coscienza e fossero meno miopi. Ma scommetto che Bonolis o Del Noce, invece di pensare: dovremmo chiamare più pfm e meno al bani, diranno che è stato un trionfo generale, che la formula era azzeccata, che il loro calderone ha funzionato. E l’anno prossimo si replicherà. E invece di due “prestiti” di Maria De Filippi ce ne saranno venti. Venti Marco Carta, e un Pink Floyd. Come ricetta non c’è male. Tanto la gente applaude…

  8. Cara Abbattiamo, sono d’accordissimo con lei sul look studiato. Mi sembra ci sia un chiaro rimando al fenomeno “Ugly Betty”.

  9. Fateci caso: quando i musicisti ci sono, nel senso che sono bravi, lo spettacolo ne gode sempre. Quest’anno la Pfm, lo scorso anno Elio e le storie tese.

  10. La canzone è carina, la voce pure, ma sinceramente lei mi pare Orietta Berti che fa il verso a Dolly Parton. A Sanremo ci sono delle categorie fisse: gli al bani, i giovani vecchi che ramazzotteggiano, giorgieggiano e pausineggiano e gli “eccentrici” studiati a tavolino (Cristicchi, Tricarico, etc). Mi pare che questa ragazza appartenga all’ultima categoria. Io invece ho trovato genuina Simona Molinari. Garbata e sensibile senza strafare, e senza trucchetti “da personaggio”.

  11. Proprio così, Contessa: è un’operazione che tra oggi (Arisa o Ugly Betty che sia) e il passato recente e remoto ha avuto infinite declinazioni artistiche, tra cinema, musica e letteratura.

  12. Fanta-gossip: il cantantino che l’altro ieri coccianteggiava (partendo dalla canzone e finendo alla testa piena di riccioli) secondo me non è solo un allievo ed emulo di Cocciante. E’ proprio suo figlio naturale.

  13. E’ identico. Proprio somaticamente. Un po’ più alto. La madre sarà stata alta.

  14. Caro Giacomo, mi pare che qui si rischia di sopravvalutare la “kermesse”. Sanremo da molti anni non rappresenta più la canzone italiana. Mi sembra vero il contrario, piuttosto. Al festival, a parte qualche eccezione, si dà voce e microfono a cantanti minori e in via d’estinzione; di alcuni non sapremo più nulla fino al prossimo anno.
    Anche a me piacerebbe vedere un festival della canzone italiana con i cantanti veri, quelli che vendono milioni di copie all’estero, ad esempio, che adesso arrivano su quel palco da guest star e solo se strapagati. Ma questa è un’altra storia.

  15. @contessa: be’, essendo questo un post dedicato a SanDremo (come direbbe Vespa)… di SanDremo bisognerà pur parlare…
    Carissima, I big non ci vanno perché gli scoccia andare sullo stesso palco ancora caldo e odoroso di al bano, pupo e leali. E’ una questione di immagine e di dignità artistica, e io lo capisco. E qui torniamo alla questione del calderone. Se invece di mischiare di tutto e di più si facesse una scelta di qualità ben precisa (e intransigente) i big ci andrebbero eccome a gareggiare a Sanremo. Invece di sponsorizzare figli e nipoti, facendosi pagare per giunta l’ospitata quando duettano con le nuove proposte (da loro). Ecco, già questo ci fa capire quanto Sanremo soffra di schizofrenia: da un lato evento storico, dall’altro ricovero di mezze cartucce, pronto a far festa quando uno dei “big” si sporca le scarpe mettendoci piede.

  16. @Contessa: quando non apre bocca. In quel caso dalla magia dell’Opèra si precipita alla ricreazione davanti al liceo Cannizzaro, con la cartella di Pukka e il pane e panelle caldo caldo.

  17. E parliamone, dunque. Quindi, se ho capito bene, è un problema di coerenza. La pfm ha mischiato un po’ le carte in tavola, ha creato confusione. Non so, secondo me ci stavano anche loro. E abbastanza bene, direi. Tanto che, volendo, si poteva fare a meno del supporto “estetico” fornito da Accorsi e Santamaria (graditissimo, peraltro).

  18. Sarà, ma una che vive a Parigi, danza sul palcoscenico dell’Opera, si muove con la leggerezza di una piuma e parla con le vocali aperte mi piace. Mi fa sentire… a mio agio.

    p.s. Pucca, caro Giacomo, con la C. (mi perdonerà, la puntualizzazione, spero)

  19. @contessa: più che altro è un problema di onestà. La pfm strappa l’applauso perché è la pfm e suona come la pfm. E perché il resto è buiacca. Questo bisognerebbe dirlo. Invece l’atteggiamento è: avete visto? Nella buiacca ci abbiamo messo pure la pfm. Ergo, la buiacca è tutta buona perché è varia, e il cuoco pasticcione merita l’applauso. Non è così. E’ stata tutta una buiacca, con un goccio solitario, quasi caduto per sbaglio, di buona musica. Io mi tengo quel goccio, ma il resto per me sempre buiacca resta. La qualità dovrebbe essere una regola, non un’eccezione per poter dire ai “raffinati”: siete contenti? Abbiamo pensato anche a voi, quindi zitti e mosca. Il problema è che questi padreterni della tv hanno una concezione becera del pubblico, che probabilmente esiste solo nelle loro teste. Se c’è la pfm ci deve essere pure pupo. E’ la filosofia distorta del “nazional popolare”: saziare tutti, e male. Mai, però, che a qualcuno passi per la testa la possibilità di rischiare, di provare. Mai che pensino: e se ci sbagliassimo? Se la nostra idea di spettatore medio non corrispondesse alla realtà? Se facessimo un festival con la pfm, De gregori, i bluvertigo, etc. tanto per provare, per vedere se il pubblico apprezza?

  20. Sì, molto bella la Abbagnato. Raffinata ma anche “cagnòla” (ossia ruspante), quindi verace. E con l’aggiunta di movenze di grande grazia. Mi piace piace il fatto che una bravisssima ballerina non abbia spocchia, né accento francese posticcio, né puzza sotto il naso. Tutto il contrario di certe dozzinali Bellucci che quando si scomodano a venire in Italia (perché questa è l’impressione, che si scomodino con fastidio) parlano con la r arrotata e guardano tutti con aria di scocciata degnazione.

  21. Sono certa che il pubblico apprezzerebbe, e Bonolis lo sa. Credo che se potesse raddrizzare il tiro, lo farebbe; ho l’impressione che sia il primo lui a vergognarsi un tantino quando deve presentare Pupo (che mi pare essere stato escluso) e a divertirsi un mondo quando riesce a proporre qualcosa di più “alto” (vedi i momenti rock/classici dell’orchestra e la pfm).

    p.s. mi piace la canzone dei gemelli diversi.

  22. Intendiamoci: a me la Abbagnato piace tantissimo. E odio la Bellucci.

    p.s. La canzone dei gemelli diversi è una delle più potabili. Ma amo parafrasare la Gialappa’s in merito al testo: c’è dentro di tutto, ci hanno messo tutta l’enciclopedia dei mali d’Italia. Ci manca solo la coda alle poste e la bomba atomica…

  23. Bonolis è certamente un amante della buona musica. Certo, se il suo massimo tributo pubblico alla causa è il pout-pourri di Deep Purple e Vivaldi e Mozart e Pink Floyd, tanto vale che vada a fare il produttore dei Rondò Veneziano o degli Enigma… (o di Fausto Papetti buonanima… anche sì). Sono cose vecchissime, ragazzi.

  24. Mamma mia, ma non le va bene niente! Anche una cosa “semplice” e popolare se fatta bene può risultare di buon livello.
    Piuttosto, ho trovato assolutamente inutile e deludente il nessun dorma di Mina. La preferisco nella sua versione leggera (ad oggi, ineguagliabile), e perfino nei duetti con Celentano.

  25. @contessa: Sarà stata un’idea di Bonolis…
    Non mi va bene il nome Festival di Sanremo. Propongo di cambiarlo in Festivallo di SanDremo. Una cosa più italiana, intonata con i tempi, che si possa seguire anche su INTERNETTO, e commentare attraverso delle ELETTROMISSIVE. Ho sentito che ci sarà un’ospite d’onore speciale. Di Berlusconi- Apicella- Berlusconi, “E’ una bella giornata”. Descrive un viaggio in aereo sulla pampa argentina. Una canzone d’impegno, che tiene d’occhio la storia internazionale recente, ma senza perdere di vista la melodia e l’ottimismo italico.

  26. “un’ospite” con L’APOSTROFO! PERDOOOONO… OH, OH… RIPERDOOONO… OH-OH-OH-OH… Fate finta che non ero io…

  27. A me il mix rock-musica classica è piaciuto. Come dissi a qualcuno a conclusione della prima serata del festival, il Sanremone avrebbero dovuto aprirlo proprio con quel mix. Sarebbe stato più d’effetto del Nessun dorma di una Mina diligente ma non entusiasmante.

  28. @totò: perché non ci proponi qui una tua pagella? Solo nomi, voti e un aggettivo, magari.

  29. ma la voce distorta di quello dei gemelli diversi? io la trovo cafonissssima.

    almeno quanto la abbagnato che sarà pure bona e dalle graziose movenze (d’altronde è ballerina) ma mi è sempre sembrata una furbetta che si è venduta stra-bene (ricordo un’ntervista – credo al corriere – in cui affermava che il suo uomo avrebbe dovuti essere ricchissimo e via così).

  30. Ho visto solo casualemte la Abbagnato. Bella e graziosa (o aggraziata?). Ma meglio se tace. Quella cagnoleria le fa perdere migliaia di punti.

  31. @gianni e @antipatico: sempre meglio della finta raffinatezza della Bellucci. La Abbagnato è cagnola ma non dissimula, quindi non mente. La Bellucci è una cafona e fa la signora chic. La cafoneria traspare lo stesso e l’effetto è ridicolo. L’ideale, semmai, sarebbe che raffinate (vere) lo diventassero entrambe. Ma se ci dobbiamo accontentare, preferisco la prima. Che poi una giovincella miri al riccone è tristissimo ma generalizzato, almeno nello showbiz.

  32. Caro antipatico, sulla voce distorta posso essere d’accordo, ne avrei fatto a meno, sulla Abbagnato invece non sono d’accordo. Furbetta forse, ma cafona proprio non si può dire.

  33. Ho seguito in modo molto distratto San Remo ieri sera. Da anni vado ripetendo che non è assolutamente rappresentativo della musica italiana, anche se la partecipazione degli Afterhours( anche se non ho sentito la canzone) ha portato una ventata di realtà in un palcoscenico di mummie.
    Però alla fine SanRemo è San Remo, con le sue cafonaggini, con il mix tra cultura e popolare ( la lettera di Paolo Giordano… mi si perdoni il termine , una paraculata), con i suoi
    ” nientepocodimenocche” e i suoi ospiti.
    Bonolis sta facendo bene, meglio di alcuni suoi precedessori, e forse il livello delle canzoni di quest’anno è più alto rispetto a quelle delle scorse edizioni ( Ventura, Panariello, Baudo etc…).
    Faccio i miei complimenti per il look a Patti Pravo, mentre trovo assolutamente oscena Dolce Nera( lo so… de gustibus…).
    Un’ultima cosa sulla PFM: la loro presenza è pefettamente in linea con la tendenza
    ” Riscopriamo De Andrè” che celebra i dieci anni dalla morte di Faber. Secondo voi, San Remo poteva lasciarsi quest’occasione?

  34. Dico della Abbagnato in assoluto, senza confronti con quella bella statuina (cafona) costruita della Bellucii. Ma sì, è piuttosto cagnola la Abbagnato: in due o tre intervistucce l’ho percepito nettamente. E’ come se volesse giocare a far vedere come si può essere aggraziatissime e vere (mature, senza fronzoli). Vabbè, pure io, se voglio, mi metto a parlare con le o aperte le str strane e gesticolo. E che vuol dire, che sono vero? Mi piace la naturalezza, non l’ostentazione del vorrei non vorrei ma se vuoi.

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