L’orgoglio dell’amore imperfetto

di Verbena

Quando Casanova abbraccia Teresa, una fanciulla conosciuta appena dieci minuti prima, si chiede se è lei. Se è lei quella giusta. Sembra che un lampo di umana fragilità stia attraversando quell’uomo che di donne ne ha avute tante e che vive da fuggiasco per averne avute troppe.
Poi le sussurra “Soltanto tu…”. Ma lo fa per abitudine, per pagare un pegno da sciupafemmine d’altri tempi. Solo che Teresa, invece di arrossire di piacere, arrossisce perché ha udito un’oscena bugia. Si baciano, perché non hanno null’altro da dirsi. E perché non si amano.
E’ questo il punto. Ad intere generazioni di umani hanno fatto credere che l’amore – degno di questo nome – tra un uomo ed una donna sia come un diamante di alta caratura: senza imperfezioni e tagliato da una mano esperta. La verità è che l’unico amore possibile, quello che vale la pena curare come si può curare una creatura bellissima ma sempre soggetta alla morte, è imperfetto.
E proprio per questo, grandioso e sempre diverso.
Dovrebbero scriverlo sui quei cuori di cioccolato o di pezza che oggi saranno scartati da milioni di amanti. Dovrebbero scrivere: “Ti amo di un amore misero e imperfetto. Ringraziami”.
Dovrebbero cambiare i finali alle favole, i per sempre e i felici e contenti. Si può amare alla follia e provare piacere nell’incrociare sguardi sconosciuti, si può soffrire per non essere riamati e sguazzare nel proprio ego solitario, si può accettare eroicamente la diversità dell’altro e coltivare selvaggiamente la propria. E’ questo paradosso che segna la grandezza di un amore.
I grandi amori che solcano una vita non sono tutti uguali, e spesso non durano una vita intera.
Si dovrebbe essere orgogliosi di questo. Si dovrebbe, molti di noi, andare in giro a gridare: “Sono orgoglioso di avere amato e ancora amato, e ancora amato”. Invece ci si lamenta dei fallimenti. Basterebbe rovesciare la prospettiva ed essere grato all’altro; per averci fatto entrare nella sua pelle, in cui forse continueremo ad abitare sino alla fine della sua esistenza.
Io non credo ai santi. Meno che mai al patrono di un cioccolatino. Però propongo San Cristoforo, protettore dei facchini. Ci vuole un fisico bestiale per sollevare la quantità di amori miseri e imperfetti che ognuno di noi incontra in una vita intera.

Pubblicato da

Gery Palazzotto

Palermo. Classe 1963. Sei-sette vite vissute sempre sbagliando da solo. Sportivo nonostante tutto.

14 commenti su “L’orgoglio dell’amore imperfetto”

  1. Si ama l’altra/o più (o meno) di quanto l’altra/o ci ama. Meglio (o peggio) di quanto l’altra/o ci ama. E chi sa misurare l’amore? Chi sa dire se è troppo o poco, due zollete o una? Se è migliore o peggiore di quello che l’altra/o ci dà? O giudicare se è giusto o sbagliato, se è salutare o tossico? Verissimo, Verbena: l’amore è imperfetto come tutti i sentimenti, la sua bellezza sta nel non cedere al ricatto delle unità di misura, di quantità o qualità che siano (o alle vocine petulanti delle presunte morali). L’amore è bello in quanto l’altra/o è e dovrebbe restare altra/o, non ne mangiamo il corpo né l’anima per farla/o diventare noi, non ne abbiamo il diritto anche se tante volte ne avremmo voglia (è bulimia dell’ego). L’altra/o la/o accogliamo semplicemente così com’è.

    PS: oddio, ma sono pronto per sostenere un colloquio di lavoro alla Perugina o a come collaboratore di Francesco & Rosetta Alberoni? Siate sinceri, vi prego, anche spietati.

  2. Dici bene Verbena :”Se è lei quella giusta” è la conditio sine qua non per ogni inizio. Significativo del fatto che alberga in ognuno di noi l’immagine di un ideale. L’ideale determina la scelta delle persone che facciamo entrare sotto la nostra pelle(espressione eloquente). Ed è questo a metterci nella posizione di eterni(in)felici pionieri.
    Chi cerca non trova. Le grandi scoperte avvengono senza preclusioni,senza idee precostituite.
    Eludono la nostra volontà.

  3. @òVerbena: è così bello quello che hai scritto che lo avrei volentieri illustrato: alla prossima!

  4. Verbena dovrebbe firmare questo post con il suo nome e cognome perchè secondo me è una delle cose più belle pubblicate in questo blog.

  5. Cara Verbena, il bello è che amori così durano anche tutta una vita, se uno accetta le piccole morti e le piccole resurrezioni. Anche io sono un teorico e un pratico dell’imperfezione dell’amore. In fondo non c’è niente di più folle che amare così tanto una persona, da progettare di starle accanto tutta la vita. E’ il paradosso che una volta spiegò pure Woody Allen con una battuta nel finale di “Io e Annie”. “Dottore, mio fratello è convinto di essere una gallina – lo porti qui che lo guarisco – già, e poi a me chi me le fa le uova”. Chi vuole amare e guarire, è destinato alla solitudine.

  6. Spesso, quando leggo scritti tanto capaci di colpire per stile e contenuto – come mi accade puntualmente per Gery, ad esempio, o altri ospiti di questo blog – rimango affascinata a tal punto che non so se rivolgere il mio apprezzamento (appunto), più alla forma o alla sostanza…Sei brava, brava davvero. Complimenti di cuore.

  7. @tutti: Vorrei che sia chiaro a Gery e a tutti voi che posso permettermi di scrivere certe cose solo in questo blog. Siete una comunità di lettori ideali. Il Maestro è fortunato. Grazie, davvero.

  8. Fortunata e grata, ecco come mi sento. E’ un piacere leggerla, cara Verbena. Il suo è un dono raro e coltivato con gioioso amore per la perfezione.
    Merci encore!

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