L’arma dell’arte

La vignetta è di Gianni Allegra
La vignetta è di Gianni Allegra

Nel marasma quotidiano di fabbriche che chiudono, decreti armati, intelligenze disarmate, politica inutile, cassetti pieni di cose utili, saltimbanchi in doppio petto, idioti impettiti, morti spacciati per vivi, vivi che insegnano a piangere ai morti, cattive intenzioni fatte passare per soluzioni e soluzioni bruciate come cattive intenzioni, mi sento meglio quando leggo un libro o ascolto musica. E più vado avanti negli anni, più ho la consapevolezza che l’arte sia una specie di vaccino. Il culto del bello è uno scudo contro le offese del non bello, perché non prevede l’inquinamento dell’etica, non si impantana nelle convenzioni. E’ la strada migliore verso la libertà, ognuno ha la sua e nessuno può piazzare divieti per capriccio.
C’è un tale che sta ravanando tra le rovine di questo paese. Quest’uomo, forte delle regole che detta lui stesso (salvo smontarle e rimontarle in modo diverso, ogni giorno, tipo Lego), non si fermerà fin quando non troverà quel che inconsapevolmente cerca: il seme della propria follia.
Se dedichiamo attenzione a ciò che a lui è ontologicamente estraneo, cioè all’arte, gli toglieremo l’audience che è il suo ossigeno.
Parliamo di libri, di musica, di pittura, di cinema. Tanto, anche se il Dittatore delle macerie ci spiasse, non capirebbe un tubo.
Ad esempio, in tempi di disperazione, suggerisco la lettura de “L’esistenza di dio” di Raul Montanari.

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Gery Palazzotto

Palermo. Classe 1963. Sei-sette vite vissute sempre sbagliando da solo. Sportivo nonostante tutto.

25 commenti su “L’arma dell’arte”

  1. mi dirai che ormai il rischio peggiore è quello di una estenuante ripetitività. Almeno si sforzasse di propinarci qualche castroneria originale.

  2. Caro Gery, è un approccio bellissimo che sposo in pieno. Non mi importa se facile da applicare o meno. Sinceramente, non mi interessa neanche sapere se è condivisibile. E’ semplicemente ciò che bisognerebbe fare. Ed è quello che cerco di fare ogni giorno.
    “Il culto del bello è uno scudo contro le offese del non bello”. Letto, sottoscritto e approvato.

    P.s. “l’esistenza di Dio” è uno dei libri più piacevoli del mio 2008.

  3. Caso vuole che stamattina abbia preso in mano le lettere di Oscar Wilde. E su questa mi si è aperto il libro: “Gli individui vengono e vanno come ombre, ma l’ideale rimane sempre incontaminato: l’ideale di vite collegate non soltanto dall’affetto o dalla piacevolezza della compagnia, ma dalla capacità di essere commosse dalle stesse nobili cose nell’arte (…). Potremmo far entrare nei nostri cuori il medesimo senso di bellezza, e nella Casa della Bellezza riunirci e congiungere le mani (…). Può esserci molto su cui non siamo d’accordo, tu e io, più forse di quanto immaginiamo, ma nel nostro desiderio di bellezza in tutte le cose noi siamo uno solo, e uno solo nella nostra ricerca di quella piccola città d’oro dove il suonatore di flauto non si stanca mai, e la primavera mai declina, e l’oracolo non tace, quella piccola città che è la casa dell’arte (…). Questo è, credo, quello che cerchiamo e che mi dà fede nel nostro futuro”.

  4. Grazie Abbattiamo!
    Le prospettive, i colori, la luce, il grigio, il bianco della grandine, il freddo. Stamattina leggevo più solidarietà e una forma di indignazione per questo tempo. Mi è venuto in mente un articolo di Vincenzo Cerami. L’ho ricopiato perché, secondo me, è bello.

    “Negli antichi orologi, quelli che spesso scopriamo sulle pareti dei vecchi palazzi, si trova talvolta una scritta che così recita: “Horas non numero nisi serenas”, vale a dire “non indico che ore serene”.
    Si tratta , è chiaro di una frase a doppio senso. Il significato più immediato è: “funziono solo quando il tempo è sereno” cioè quando c’è il sole. Infatti con il cielo coperto l’asticella dell’orologio non proietta la sua ombra sulle cifre sottostanti. Il significato più profondo dell’epigrafe fa invece riferimento a una visione filosofica della vita che scorre. La bivalenza semantica è tutta giocata sulla parola “serenus”, che significa tranquillo, ridente, sgombro di nuvole. In poche parole l’orologio solare conta solo le ore liete, quelle cupe e minacciose le cancella. In questo secondo senso della frase possiamo correttamente sostituire le ore con i giorni. Il concetto resta lo stesso perché si tratta di una metafora. Nei momenti in cui le cose vanno storte bisogna avere la pazienza di aspettare il ritorno del sole, che sempre sbuca fuori al mattino da vincitore. Poichè la sorte è la vera dominatrice dell’esistenza non possiamo fare altro che aiutarla a palesarsi quando, nei giorni difficili, non può che esserci amica. Per questo bisogna passare il tempo che non passa a escogitare il modo di vivere allegramente, anche nelle tenebre notturne: non dobbiamo semplicemente dormire in attesa che ricompaia sul muro l’ombra dell’orologio il quale checchè ne dica con la sua frase sibillina, ignora che l’uomo non rinuncia a vivere solo perché le ore non passano.
    Il saggio non cede la sua allegria al nemico.

  5. “Il saggio non cede la sua allegria al nemico”. Quale pensiero migliore per cominciare e finire la giornata? Ottimo Cerami. E ottimamente C.

  6. “Nulla somiglia tanto a quella che chiamo ispirazione, quanto la gioia con cui il fanciullo assorbe la forma e il colore. Egli vede tutto come novità, è sempre ebbro.
    “L’artista è come un animale depravato che però ha saputo mantenere il dono della facoltà di vedere insieme alla potenza di esprimere.(Baudelaire)

  7. Non dimentico di ringraziare il maestro Gery per questo bellissimo post. C’è stato un momento infelice in cui ho pensato che leggere, scrivere, inventare, provare incanto per qualcosa fosse un atto di scarsa responsabilità. Mi sbagliavo. E’ proprio la leggerezza che questi governanti ( e, ammettiamolo, certi loro oppositori estremi che li equivalgono: monotoni e senza fantasia) vorrebbero vedere distrutta. Voltiamo loro le spalle, con dignità, ma senza smettere di tenerli d’occhio. Ne abbiamo gli strumenti. Speriamo solo che non tornino di moda le catene e i lavori forzati di Wilde.

  8. “Guarda, metti in una clessidra romana cento gocce d’acqua, lasciale cadere come i granelli di un orologio a sabbia, in modo che ogni goccia misuri la centesima parte di un secondo, cosicché ognuna rappresenti la trecentosessantamillesima parte di un’ora. Ora, conta le gocce mente cadono; e quando passa la cinquantesima, osserva! Quarantanove non sono più perché già sono perite; e cinquanta non esistono perché sono ancora da venire. Tu vedi, dunque, quanto sia limitato, incalcolabilmente limitato il vero e reale presente. Di quel tempo che chiamiamo ‘il presente’, appena una centesima parte non appartiene a un passato che è già fuggito o a un futuro che ancora si avanza; il resto è morto o non è nato ancora; è stato o non è”.
    Thomas De Quincey, “Suspiria de profundis”.

  9. Bellissima! Stampo e metto in borsa.
    Insieme a questa poesia.. s’ititola

    Con cosa posso trattenerti?
    Ti offro la lealtà di un uomo
    che non è mai stato leale.
    Ti offro quel nocciolo di me stesso
    che ho conservato, in qualche
    modo – il centro del cuore che
    non tratta con le parole, nè coi
    sogni e non è toccato dal tempo,
    dalla gioia, dalle avversità.
    Ti offro il ricordo di una
    rosa gialla al tramonto,
    anni prima che tu nascessi.
    Ti offro spiegazioni di te stessa,
    teorie su di te, autentiche e
    sorprendenti notizie di te.
    Ti posso dare la mia tristezza,
    la mia oscurità, la fame del
    mio cuore; cerco di corromperti con l’incertezza,
    il pericolo, la sconfitta.
    Jorge Luis Borges

  10. Bellissimo ed ispirastissimo editoriale, Gery! Posso fare una puntatina prosaica dopo tanto splendido lirismo? Quando Cacciatorino dice di voltare le spalle a questo potere, dimentica nell’impeto poetico che potrebbero, come dire, ah, ecco: sodomizzarci…

  11. @gianni allegra: ah, certo, da quel punto di vista mai abbassare la guardia… Sennò altro che poesia…

  12. ” Ci sono a Venezia tre luoghi magici e nascosti. Uno in calle dell’amor degli amici, un secondo vicino al ponte delle meraviglie, il terzo in calle dei marrani. Quando i veneziani sono stanchi delle autorità costituite, vanno in questi tre luoghi segreti e aprendo le porte che stanno nel fondo di quelle calli se ne vanno per sempre in posti bellissimi e in altre storie”
    Da: Corte sconta detta arcana, H. pratt.

    Oggi(ma non solo oggi), questo blog sembra una di quelle porte magiche.

  13. Un urlo nel silenzio della ragione: questo blog è diventato approdo imprescindibile e sicuro delle mie navigazioni quotidiane. Spero di continuare a leggervi a lungo. Tutti. Un frammento del bello di cui sopra – perché no? – a mio avviso sta anche da queste parti.

  14. Forse Giovanni Sollima l’avevo già segnalato in questo blog! Mi scuso … pazienza.

  15. Bellissimo Post ed interessante ed appropiata la risposta di cacciatorino che con saggezza completa l’ispiratissimo ed attuale”Editoriale” di Gery.A proposito di Gery mi ero quasi convinto che Berlusconi fosse una mia piacevole ossessione.Mi sono accorto invece che L’antiberlusconismo che vieni usato in ogni dove altro che ossessione!!!!e’ una costante super mania oppure come diceva Occhetto(prima della batosta elettorale)una gioiosa macchina da guerra.

  16. “Tutto ciò che vediamo o che sembriamo
    altro non è che un sogno dentro un sogno”?
    E. A Poe

  17. Monsieur D’Artagnan, parliamo d’altro, che dice? Libro preferito? Ho iniziato “Lettere sulla creatività” di Dostoevskij, come lei, io non amo particolarmente i “russi”, ma questo glielo consiglio vivamente. La sorprenderà!

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