Fenomenologia di Rosalio

Che fare davanti a un blog come Rosalio che annovera quasi tremila visitatori al giorno, che è primo nella classifica “blog locali” di BlogBabel e che conquista posizioni di rilievo su Wikio e BlogItalia? Innanzitutto complimentarsi con Tony Siino che lo ha inventato. Poi cedere a una curiosità: chi lo frequenta?
Rosalio è il blog di Palermo e, più correttamente, dei palermitani. E’ quindi una finestra che dà sulla città e sui suoi abitanti. E ancor di più sul loro modo di pensare.
Il quadro, nei due anni e passa della mia osservazione, è scoraggiante. A fronte di centinaia di spunti di riflessione (dall’economia all’arte, dagli elementi di colore al prezioso cazzeggio), le reazioni prevalenti pur con rare eccezioni sono di un qualunquismo distruttivo.
Esempi.
Se un affermato narratore offre un suo scritto alla platea virtuale, il minimo che gli può capitare è di sentirsi apostrofato come “pseudointellettuale”. Se un altro autore dà notizia di una sua intervista in tv (una rete nazionale), ci sono già i cani rabbiosi che lacerano le carni della legittimità di quel suo apparire davanti alle telecamere. Se un giornalista si propone con una provocazione di cronaca, c’è sempre il pischello che gli deve insegnare il mestiere senza nemmeno conoscere la grammatica. Se un esponente politico decide di dire la sua online, spunta un gruppo di manganellatori del web che lo caccia fuori in malomodo.
La rissosità stellare di gran parte dei commentatori anonimi (e sull’anonimato in rete abbiamo già disquisito) fa precipitare uno strumento di enorme potenzialità nel buio della bega gratuita, della delegittimazione a costo zero, dell’insulto immotivato. Il fuoco di sbarramento contro l’idea, bella o brutta che sia, è fitto e lascia pochi margini di azione al malcapitato che si trovi a gestire la discussione.
Spiega Siino sul blog: “Esiste una canea di pochi commentatori verbalmente violenti che rischia di mettere a tacere (e qualche volta lo ha fatto) la voce dei lettori che leggono e non commentano (circa il 90%) e quella degli autori con spalle meno larghe ed educazione più ampia. Ma il resto dei commentatori non isola chi abbaia (come avviene nelle altre comunità in genere)”.
Ecco, è questo il dato più allarmante. Pochi palermitani (perlopiù anonimi) abbaiano, gli altri nulla dicono, nulla fanno e – si teme – nulla pensano.
Capita così che le uniche rubriche “tranquille”, cioè che non scatenano la canea, siano quelle in qualche modo compiacenti rispetto a un certo modo di vivere la città: l’elogio della panella, la lode della sasizza, gli estemporanei dizionarietti dialettali, gli improbabili raccontini della vita del vicolo, il peana per il pirito.
A rischio di risultare snob, firmo e controfirmo che Palermo non è (più) questo. Palermo è una grande città che ha stimoli e contraddizioni su cui discutere ed eventualmente costruire.
Rosalio potrebbe essere una meravigliosa piazza virtuale su cui confrontarsi, un aggregatore di idee. Ma senza un’accurata disinfestazione contro il qualunquismo e l’ignoranza colpevole, resta solo un bel monumento alle occasioni mancate.

Pubblicato da

Gery Palazzotto

Palermo. Classe 1963. Sei-sette vite vissute sempre sbagliando da solo. Sportivo nonostante tutto.

60 commenti su “Fenomenologia di Rosalio”

  1. @ultraman: Ma non lo diciamo proprio per niente, invece!
    E’ una questione di scelte editoriali, piuttosto, e di “educazione al commento”. I sostenitori dell’insulto mediatico, andrebbero innanzitutto ostracizzati dal gestore del blog, l’isolamento da parte degli altri lettori sarrebbe una naturale conseguenza.

  2. Mi dispiace Contessa, ho finito di credere a questo tipo di educazione da un bel po’ di tempo. Siamo una terra irredimibile. Siamo spocchiosi e mister “iosotutto”.

  3. No, no, fortissimamente no.
    Questo blog, che lei frequenta, è un esempio prezioso di come le cose possano essere diverse. E per quel che ne so, ha un discreto numero di contatti che cresce sensibilmente ogni giorno. Un’altra giornata a difendere Palermo e i palermitani? Non credo di farcela…
    Per favore, facciamola finita con questo disfattismo e cominciamo a guardare le cose da un’angolazione più costruttiva.

  4. Frequento Rosalio da sempre e condivido il tuo pensiero, ma non la parte in cui dici “gli altri nulla dicono, nulla fanno e – si teme – nulla pensano.”
    Credo non sia cosi. Le discussioni che aggiungono qualcosa alle riflessioni e al dibattito si interviene, quando invece queste vertono sull’insulto o sul disfattismo si preferisce starne alla larga, e non perdere tempo inutilmente. Io, almeno, faccio così.
    Cosi come quando si cominciano a fare discorsi sulla nostra irredimibilità….

  5. Io invece credo che certi comportamenti di compiacenza verso “un certo modo di vivere la città” siano ormai parte del nostro dna. avete dato uno sguardo agli scaffali delle nostre librerie? avete visto cosa si vende di più? tutti i libri che si adattano a questa visione becera del palermitano tutto panelle musso e carcagnolo. andate su Rosalio, adesso e guardate su cosa si accapigliano i palermitans.

  6. Esattamente, come pizza e mandolino a Napoli, ‘er cuppolone a Roma, il lampredotto a Firenze, e la Madunina a Milano… Ma, come ha scritto Gery, non è solo questo, non lo è più.

  7. E Palermiamo ancora. Tra il disfattismo e l’alibi generalizzato potrebbe esserci una via di mezzo. La presa di coscienza e l’autocritica, per esempio, che non fa mai male. Io lo dico senza problemi: su dieci palermitani che incontro (escludo quelli che scelgo di incontrare) ne trovo sempre un cinque sei vastasi, presuntuosi e sulla difensiva anche nelle situazioni più banali. Da noi si dice: “si sentono sempre fottuti”. Provate a contraddire un palermitano (non un vostro amico, di comprovata apertura mentale: parlo di UNO incontrato per strada). Precipiterete in un ginepraio di negazioni del dato di fatto, in un sovraccarico della parola “io” (sono escluse le ragioni dell’altro), in una scenetta da aula di pretura, che va dalla commiserazione a propria discolpa alla minaccia verbale o fisica. Si direbbe che Palermo viva in uno stato costante di leggera paranoia che annulla molte potenzialità caratteriali: dall’autoironia (oh, non sbagliare a parlare, però) all’allergia per il contraddittorio (che c’è? ci sono PROBBLEMI?). Mi dica, chi vive a Palermo, quante volte avrà sentito pronunciare queste frasi con un tono a dir poco aggressivo o con un sorriso a denti stretti che suggerisce: si scherza con me fino a quando lo stabilisco io. Insomma, le mie sono considerazioni basate sull’esperienza quotidiana (mia) e nessuno me le leva dalla testa. Allora, o sono psicopatico io ( e non mi stupirei di scoprirlo) o farei meglio a idealizzare, per la buona pace del mio stomaco. Perché non accettare, di contro, l’idea, anche spiacevole, che un modo di fare molto diffuso e caratteristico di gran parte della gente di una città non incontri i gusti di qualcuno? Va bene, c’è il palermitano simpatico, c’è il palermitano socievole, c’è il palermitano arguto… ma qui stiamo parlando di una massa che si raggruma attorno a un sito e ha un modo di reagire a ciò che legge con un comportamento standard, talmente standard (e quindi prevedibile) che Gery ne ha tratto un paradigma chiarissimo, senza cadere nella generalizzazione, ma avvicinandosi molto alla verità. Che può fare male. Allora, o Gery è dotato di poteri medianici, o ha avuto anche lui esperienza di certi lati “inquietanti” della cosiddetta palermitudine. Io non disprezzo la mia città. Vorrei solo che molti di quelli che la abitano facesse un piccolo sforzo per smussare certi atteggiamenti che, spesso spacciati per colore, pane amore e simpatia, risultano solo anacronistici, incomprensibili a chi non vive a Palermo e fastidiosi per chi Palermo la vive in modo critico. Non è un atto d’amore, questo?

  8. Aggiungo: come si viva a Milano o a Firenze può anche interessarmi relativamente, a questo punto. Io a Palermo abito, e questa Palermo a me non piace. Sapere che a Napoli o a Bergamo non si sta meglio può forse cambiare le cose in concreto? Non possiamo sempre uscircene con i confronti a nostra discolpa. Altrimenti facciamo il giochetto della politica attuale, della serie: Berlusconi non mi sta bene… Ah, era meglio Veltroni, allora? (O viceversa). Per ora sta governando Berlusconi, non Veltroni, e io lui mi sento di criticare.

  9. E’ interessante sapere però come si muovo le altre città, come riescono a reagire, se reagiscono o se sono rassegnate come Palermo. in questo senso mi sembrano compatibili i vostri ragionamenti, anche se diversi.

  10. Sì, Marta, sono d’accordo. Però dobbiamo deciderci: o Palermo è una città diversa dalle altre, con sue caratteristiche specifiche, o è uguale a tutte le altre (ma esistono città uguali ad altre?). Ora, è anche una questione di compatibilità individuale. A me il romano che si vanta di tutto non dà fastidio, mi fa sorridere. Il palermitano che arriva al limite della rissa pur di farsi ragione confutando la realtà oggettiva (solo per fare un esempio), mi avvelena la giornata. Che ci posso fare? Ci sono cose della mia città che cambierei. Di cambiare Milano poco mi importa. Nè mi conforta sapere che a Milano sono snob, classisti, superindaffarati etc. Forse dovrei essere affascinato dalla contorsione mentale del siciliano (come tanti grandi scrittori del passato), ma in questo momento non ci riesco. Il fastidio ha sopravanzato la curiosità, perché si tratta di comportamenti che ormai conosco a memoria, una coazione a ripetere che mi annoia, tanto mi risulta prevedibile. Ora, se vogliamo farci del cabaret, sono il primo a sorridere. Ma certi comportamenti investono la vita quotidiana (e specialmente in settori pubblici: ospedali, sportelli vari, burocrazia) o semplicemente uno spazio di condivisione di idee come può essere un sito molto gettonato, confesso che mi vengono i brividi e si impossessa di me la malinconia più disperata.

  11. non sono colto come voi però quando leggo certe cose su Rosalio, perché lo seguo spesso, mi viene da rabbrividire e con questo non voglio dire che il sito è mal gestito, anzi rendo omaggio all’opera di Siino che apprezzo per coraggio e perseveranza. il problema è mettere a tacere chi offende e oscura le buone intenzioni…….

  12. Caro cacciatorino, nessuno critica la sua insofferenza rispetto alla palermitudine. Non mi sognerei mai di farlo, mi creda, ma è altrettanto vero che le cose non si cambiano solo se si continuano a sottolineare difetti e mancanze. Lei lo fa sempre in maniera intelligente, ironica e mi diverte molto, ma in tutta sincerità questo continuare a dire che fa tutto schifo non lo trovo utile, se non ai fini di letteratura. Ma davvero non si è accorto che il suo lavoro, la sua professione, il sua talento artistico contribuiscono ogni giorno (con i suoi commenti su un blog, con i libri che ha scritto e con quelli che sta scrivendo) in maniera significativa ad elevare la qualità culturale di questa città?
    Lavoro anch’io in un ambiente “misto” e mi scontro quotidianamente con la “scarsezza” di certi palermitani. Ma non mi fermo a fare il punto della situazione ogni qual volta mi si presenta l’occasione. E’ una questione di approccio. Tutto qui. Ogni giorno faccio un giro su Rosalio, leggo, spesso inorridisco per la violenza gratuita di certi commenti, giro i tacchi e vado via. Non mi è mai venuta voglia di postare un solo rigo. Semplicemente non mi interessa quel genere di confronto.
    Ma Rosalio non è solo questo(andrebbe gestito meglio, però).
    E soprattutto continuare a pensare che rappresenti Palermo nella sua totalità mi disturba sempre di più.
    Critichiamo tanto la sinistra perchè non sa fare opposizione se non inveendo contro le bischerate di Berlusconi… suvvia!

  13. @Contessa: ma io non critico tutto. Per esempio non m perdo una sola puntata di AGRODOOOOOOLSCE…

  14. @cacciatorino: ecco, cominci col cambiare canale. Ed esca di più, faccia un bel viaggio, c’è un tutto un mondo fuori che aspetta solo di essere… criticato! (si fa per scherzare; dopo Rocco Siffredi lei qui è il mio preferito, lo sa)

  15. Scusate non sono palermitano… Ma adesso però non è che uno deve farsi il passaporto a tutti i costi, solo perchè è circondato da cafoni. E’ dal 99 che manco dalla Sicilia, e ho ancora le orecchie che mi fischiano. Ci sarà un perchè?

  16. @contessa: carissima, le sembrerà una risposta piccata, ma è solo una serena verità: ho viaggiato un po’ nella mia vita, e ovunque sia andato non ho quasi mai trovato dei vastasi pari ai nostri. Forse a Napoli, tanto per non essere parziale. Ma posso sempre provare a trasferirmi a Oslo o a Copenaghen. Sono sicuro che anche lì ci sarà un posteggiatore mafiosetto che mi chiede l’elemosina per proteggere la mia macchina da lui stesso, qualche negoziante che a una mia richiesta esclama “ma perché esiste?”, qualche giovanni che si fa avanti, una signora al pronto soccorso che cerca di calpestare un’anziana in fin di vita per far soccorrere immediatamente il figlioletto con un’acidità di stomaco, il tizio alle poste o in banca che fa gesti disperati all’amico dietro lo sportello per scavalcare la fila e poi ti ride pure in faccia, la bestia che strizza il moccio al bambino e butta il kleenex a terra sotto i suoi occhi innocenti, gli Lsu che si offendono se devono lavorare, il porco che blocca una corsia d’emergenza o fa una manovra pericolosa con una mano sul volante e l’altra aggrappata al cellulare come fosse una scimmia all’albero, quelli che appena passa un’ambulanza fanno lo sprint freno/frizione per approfittare del vuoto che ha lasciato nel traffico e fottere gli altri, qualcuno che, durante una discussione in cui non c’entra nulla si mette i pollici nelle tasche e si intromette con un bel “che c’è probbema?” o, ancora, quello che scambia un sito come Rosalio per il cortile dietro casa sua dove può regolare i conti in sospeso con il mondo a suon di parolacce e sputazzate, tanto meglio se fortificato da un bel nickname. I cafoni esteri saranno meno gustosi dei nostri, ma… pazienza.
    @cinema: sono d’accordo con te, se ho ben capito.

  17. Caro Cacciatorino, capisco che nelle preferenze della contessa lei mi sta proprio dietro. Ma se vuole la faccio accomodare davanti a me. Faccia pure…
    :)

  18. Occhio però che molti dei vastasonazzi e bulli di quartiere di rosalio, dato che sono dei lacché, si stanno, in questi giorni, trasformando in paladini dell’ordine!

    Post sacrosanto. Rimedio molto difficile da trovare.

    Francesco Mangiapane

  19. @rocco: arriva fresco da Copenaghen, immagino…
    @ maestro Gery: Comunque, ho dimenticato la cosa più importante: sottoscrivo che Palermo non è più questo. Ma ce n’è ancora poca, della Palermo che vorremmo, caro Gery. Siamo in minoranza, temo (e non mi importa se anch’io passerò per snob). Suppongo che ne abbiamo preso tutti atto.
    @per tutti quelli che diranno “snob!”: ragazzi, la povertà non c’entra niente con la vastaseria. C’entra con la violenza, con la disperazione, con il dramma, ma con la maleducazione spicciola no. Quella è una questione culturale, dipende da quanto ci hanno viziati, da come vediamo il mondo, dalla sensibilità che abbiamo nutrito o lasciato morire in culla dentro di noi. In tema di viaggi, posso dire che a Praga ho visto famigliole poverissime ma allo stesso tempo educatissime. Indossavano il malessere con grande dignità e rispetto per se stessi e per gli altri. Nè, come accade da noi, mi sembrava che facessero le file alle finanziarie per comprarsi il Suv o l’Iphone e fare i cocchi di mamma e i maiali con il cilindro in testa (citazione scorsesiana) in giro per la città, non sapendo nemmeno guidarlo, un suv. E blaterando lingue morte sconosciute ai più nel loro costosissimo e modernissimo cellulare.
    Embe’? C’è probbrema?

  20. @Cacciatorino: Si hai ben capito.
    Aggiungo, che quasi mi commuovo nel trovarmi d’accordo ogni volta che tu e Gery parlate di questi fatti. Ancora oggi certe cose non le accetto, e non riesco a fare finta di niente, anche se vivo dall’altra parte dell’Italia. Dove abito, per fare un banale esempio, se passi con il rosso la cosa più spiacevole non è la multa, ma gli sguardi schifati degli automobilisti. Forse è questo che manca nella bedda Sicilia: il limite della sopportazione. Ma io non sono bravo a raccontare queste cose, per questo mi piace la rabbiosa lucidità di chi è intervenuto prima di me.

  21. @cacciatorino: non ho mai negato tutte queste cose, le vivo e subisco anch’io tutti i giorni. Insisto, Trovo sia uno spreco di energie focalizzare l’attenzione sempre e soltanto su ciò che non va.
    Torno all’argomento di oggi, e insisto ancora (oggi dovrete abbattermi per farmi tacere!), se chi gestisce il blog bloccasse a monte certi interventi piuttosto che rispondere alimentando la discussione (vedi post sull’intervista di Siino su Sky), forse quei quattro deficienti verrebbero isolati e smetterebbero una volta e per tutte di alimentare la loro pochezza.
    Sono stremata!

  22. Contessa, le sue riflessioni sono sempre acute ed eleganti. Si faccia forza, la prego…
    Al limite, un adeguato cambio d’abito e si ricomincia.

  23. Torno solo adesso e capisco chi è Cacciatorino!
    Io sono sempre dell’idea che condivido con Contessa. Se entrando in una stanza non mi piace ciò che trovo vado via. E non sarei neanche per censurare. A chi ha voglia di perder tempo non vorrei togliere il passatempo.

  24. E chi è Cacciatorino? Me lo dica lei, perché a volte non lo so neanch’io…

  25. @contessa: e poi taccio, lo giuro. Mi farebbe un breve elenco delle cose che invece “vanno” a Palermo? Così, per fare un confronto con quelle che non vanno, e magari vedere da che parte pende la bilancia…
    P.S. è richiesto cambio d’abito, però! Il momento è solenne.

  26. Grazie per il sostegno Gery, ammetto che in queste ultime ore ho faticato un po’ a sostenere le mie argomentazioni dall’alto del mio “solito” tacco 12! In tuta mimetica e anfibi forse sarei stata più credibile! Ma il verde militare non mi dona un granchè…

  27. @Contessa: Però quando il siculo è in trasferta per non stonare nella conversazione, se non ha una certa cultura, gli rimane la cassata il cannolo e il pescespada, che com’è in Sicilia in nessun posto al mondo. Tra genitori e parenti all’estero ne so qualcosa. Per non parlare di tutti i siciliani che conosco al lavoro: ” Falcone e Borsellino erano dei fessi”. Questi li punisco costringendoli a parlare con me solo in italiano, “cumpa” lo vadano a dire ad un’altro. Ingoio amaro, manon mi sento un pirla.

  28. @Carletta: picchì, chi è, Carletta… c’è probbrema? Che vuoi dire? Spiegati meglio… mi pare che stai sbagliando a parlare… ah, è un complimento? No, mi pareva… mi era sembrata un’altra cosa… ma scusa, aspetta un minuto… che hai scritto? che ti faccio rridere? Che sono buffo? Mi trovi buffo? No, fammi capire meglio… ti pare che sono fissa? Cerca di camminare alla larga, va bene? Guarda tu non lo sai con chi stai parlando… Vedi che io sono dell’albergheria… che faccio rridere ce lo devi dire a un altro e no a mme…

  29. @cacciatorino:ma cci l’hai ccu mia o ccu carletta?No picchì rimmillu…ni viriemu fori!

  30. @mauro: no, me la sto discorrendo con Carletta. Ma se t’immischi cinn’è puru pi ttia…

  31. A Palermo purtroppo l’educazione è direttemente proporzionale alla misura della sanzione. Se non c’è la certezza della pena per chi getta la carta a terra o permette al suo cane di farla dovunque è invevitabile che ci si trovi a districarsi poi tra immondizie o ad improvvisare continue gimcane tra gli escrementi.
    Caro Gery, Palermo starà pure cambiando, ma è la velocità del cambiamento che mi preoccuopa: troppo prossima allo zero per indurci all’ottimismo.
    Siamo il Meridione d’Italia e, forse, della cultura e della buona creanza. Un microcosmo di tuttologi a tutto tondo che alla prova dei fatti dimostrano di saper fare nulla e, forse, anche meno. Di giornalisti soltanto perché hanno dismestichezza col word e grafici perché si dilettano col Photoshop. Finché sarà così ci saranno sempre piazze virtuali a magnificare la penella e contatori impazziti a registrarne gli accessi.

  32. Cacciatorino ha ragione su tutto e individua benissimo i “mali” della città e gli atteggiamente inutilmente aggressivi e polemici di un certo tipo di palermitano.
    Il suo non mi pare per nulla disfattismo ma, appunto, l’ennesimo atto di chi non vuole arrendersi al peggio e tiene desta l’attenzione. Vorremo, però, dalla Contessa l’elenco (o almeno un accenno,giusto per sperare!) delle cose che vanno bene, altrimenti potremmo pensare che il suo sia stato solo un giocare a contraddire.
    Ornella

  33. ok cce lo dico ammio marito che è uno che, alimentato a frittola e carcagnolo, rompe l’avantreno delle corna a tignitè. Chiè?

    ps. come vado con dialetto siculo? e’ mio marito siciliano che detta, io emiliana sono!

    ps. ps.
    io ADORO anche la contessa, tanto per interderci. e mio marito ancora di più ma fino a quando lo dico io!

  34. @quelli che vogliono la lista: ma veramente non trovate che ci sia niente da salvare o di veramente godibile in questa città? Davvero pensate che una fila ordinata alle poste basti a fare di una città un posto vivibile, a misura di onesto cittadino?
    Cara Ornella, il trasporto che ci metto nel contrastare l’atteggiamento “lagnoso” nei confronti di questa città (e non succede solo su questo blog), a favore di una visione più positiva e, soprattutto, costruttiva, dovrebbe farle pensare che non è puro spirito di contraddizione.

  35. I vari commenti,a mio parere, non tengono conto che Palermo e’ ormai ua grande metropoli con tutti i suoi pregi e difetti per cui la problematica dei giudizi deve essere cambiata.Le negativita’ evidenziate sono comuni a tutte le citta del mondo,solo da noi sono evidenziate maggiormente da noi stessi.

  36. Salvarsi dall’indifferenza.. forse. Ma forse è davvero meglio fare le valigie. Non capisco perchè bisogna passare per “lagnosi”, perchè voltarsi dall’altra parte, perchè se una situazione non è gradita è meglio girare i tacchi? La maleducazione sguazza nell’indifferenza che è una bellezza.

  37. Intanto grazie a Gery e a tutti per lo spunto e per la discussione. Sono d’accordo con molti pensieri espressi nel post e penso che debba essere appunto la comunità ad autoregolarsi, non rendendo necessario un intervento dall’alto (che auspica anche la contessa) che apparirebbe necessariamente autoritario. Purtroppo io temo che la nostra comunità, che rispecchia quella palermitana per molte caratteristiche, non sia capace di autoregolamentarsi da sola e tenda, piuttosto, all’anarchia. :)

  38. @tony siino:…Ecco perchè un aiutino dalla regia potrebbe servire.
    Scelta editoriale non è sinonimo di censura.

    @cinema: scegliere di non adattarsi allo starnazzare di alcuni, non vuol dire essere indifferenti verso ciò che accade. Io leggo, osservo, e giudico se mi interessa oppure no. Se non mi interessa, non sto lì a dire quanto è brutto o quanto è scarso. Semplicemento lo ignoro, e cerco altro. “Faccio” altro.

    Il maleducato, va, appunto, educato e, se è il caso, allontanato.

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