Lilli e il (Lamberto) vagabondo

Intailleurata come una di quelle attempate dive americane che dopo aver fatto tanto le tragiche svaccano nelle sophisticated comedy attratte dal profumo dei dollari (interno notte: cena d’affari nell’attico di Manhattan) è tornata Lilli la rossa. Si sente già nostalgia di Ferrara, a “Otto e mezzo”, della sua barba burbera, dei suoi ringhi, delle sue manone, del suo giornalismo wrestling. Anche Gruber vorrebbe fare la “dura” alla Giulianone ma non ce la fa: troppo stretta la giacca del tailleur, troppo rosso il rosso del rossetto, troppo atteggiata la palpebra, troppo di traverso forever. L’unica ruvidezza è che è troppo certa delle sue certezze (compresa la gaffe d’esordio – “una colf guadagna 7 euro netti al giorno” – rimediata soltanto alla fine magari perché non si pensi che in casa Gruber a passar l’aspirapolvere sia la schiava Isaura). E’ tornato anche Santoro. Il capello non lo aiuta (una spuntatina dal barbiere no?) e non lo salva nemmeno – anzi, lo affossa – il generoso slancio di braccia e avambraccia, il mulinare di mani, il frullare di dita: eccessivi, ormai, televisivamente antiquati. Senza più i toni tribunizi d’un tempo (tanto per non far saltare la mitralica ai vertici aziendali), con quella spettinatura e quell’ampio ancheggiare, sembra più Michelone ’o pazzo, malamente da sceneggiata. Dal limbo semi-invisibile di Telenorba è riapparso anche Sposini, piazzato al posto di Cucuzza nel gioco delle tre carte di viale Mazzini (“questo la mattina/questo il pomeriggio/questo la sera/questo la mattina/questo il pomeriggio/questo la sera”). Sembra un pilota Alitalia, bello e brizzolato com’è, in immacolate maniche di camicia con cravatta. Si vede che è un po’ in imbarazzo, sullo sgabello, come a dire “che ci faccio io qui a sentir strologare tale Sergio Muniz ex Isola dei famosi?”, a volte (specie quando si collega con le inviate-gattine, forse teme sbaglino e lo chiamino “Micheeeeele…”) dà l’impressione che la vita, lui, vorrebbe togliersela. In diretta. Ma bisogna pure arrangiarsi. Come dice Raffa, la situazione mondiale non è buona.
Ps. A proposito di acconciature: Iacchetti passi dal barbiere anche lui (sembra un “pappa”, con quel cascatone di riccioli); e vogliamo parlare del ministeriale taglio Carfagna di Barbara D’Urso? Roba da querela per plagio!

Pubblicato da

Gery Palazzotto

Palermo. Classe 1963. Sei-sette vite vissute sempre sbagliando da solo. Sportivo nonostante tutto.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *