L’erotica di Onfray? In alto, a sinistra

Del ciuffo volitivo di Michel Onfray si è accorto anche Pierluigi Panza, che sull’ultimo Style del Corriere della Sera intervista la star del pensiero individualista libertario.
Onfray si aggiudica una bellissima copertina (foto di profilo, sguardo al più o meno infinito, come si conviene ad un vero filosofo) e risponde con fascino e saggia pacatezza alle domande. Si definisce un “libertino” ma nel senso etimologico del termine, ossia un “liberato”, e dunque non un donnaiolo. Definisce gli uomini di potere dei bambini patetici, smonta i filosofi accademici, e vede le relazioni amorose in “luce post cristiana libera dagli obblighi di associare sessualità, fedeltà, matrimonio, procreazione e coabitazione”.
La sua massima di vita? , gli chiede Panza. “Crearsi libertà”, risponde lui, citando Nietzsche.
Davvero non male, dico a me stessa.
Poi mi ricordo che fine ha fatto “Teoria del corpo amoroso” nella mia libreria. E’ nel reparto “cestinati di rispetto”. Sta in alto a sinistra, insieme ad altri saggi che ho comprato con un entusiasmo quantomeno pari alla delusione provata a fine lettura.
Mi spiego. Onfray può interessare per la sua erotica decolpevolizzata. Non è poco nella nostra era dove si pensa di essere splendidamente laici sol perché si guarda con interesse ai rapporti flessibili, per poi scadere ogni giorno nella trappola del buonismo di coppia.
Solo che a forza di ricondurre il desiderio a pura fisiologia, come vorrebbe Democrito, la passione a “pure energie misurabili”, a forza di ridurre il desiderio dell’altro a pura brama eiaculatoria, Onfray finisce per compromettersi.
Nella sua “Teoria” il filosofo costruisce una rete di paragoni zoologici. Dalla sogliola, pesce alla perenne ricerca della sua metà- che brutta cosa, ci dice Onfray, roba da platonici precristiani- al porco epicureo che invece copula senza colpa, passando per lo sfortunato elefante monogamo e dalla jena, quella si, bestia attivissima, e approdando all’istrice celibe e all’elogio della sterilità.
Sappiamo che non sempre il desiderio si placa dentro la coppia, e forse è vero che spesso il ritorno ad un sano individualismo aiuta a rivalutare l’altro. Ma a forza di desacralizzare, Onfray dimentica che esiste una bella differenza tra l’onanista e l’innamorato. Onfray critica i feroci dualismi imposti dal cristianesimo (o angeli o peccatori), ma cade anche lui nella stessa trappola imboccando una strada parallela e speculare che non offre via d’uscita se non nella solitudine.
Stupisce anche che si professi un anti misogino. Uno che sostituisce l’Afrodite alata con la Venere fallica, delle signore ha capito ben poco.
In quanto alle sogliole dalle mie parti costano un tanto al chilo. Fritte sono buonissime. Altro che pesci da buttare via.

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Pubblicato da

Gery Palazzotto

Palermo. Classe 1963. Sei-sette vite vissute sempre sbagliando da solo. Sportivo nonostante tutto.

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