Il sindaco di tutti

A parte il “chi non salta comunista è!” canticchiato gioiosamente nel quartier generale di Alemanno, mi ha colpito ieri la seguente dichiarazione del neo sindaco di Roma: “Sarò il sindaco di tutti”.
Ho un’età e per molto tempo mi sono occupato, per mestiere, di elezioni. Il sindaco di tutti… il presidente di tutti… un classico nel riciclaggio dei luoghi comuni. “Sarò il sindaco di tutti” è una frase che è cartina tornasole della coscienza civica offuscata e, al tempo stesso, indicatore del livello dell’olio della fantasia.
Esiste un sindaco di alcuni? C’è una carica elettiva e istituzionale che preveda una franchigia di servizio? L’intorpidimento mentale avvolge – ed è questo il dramma – non solo chi stupidamente pronuncia ancora questa frase, ma chi la diffonde, chi la amplifica, chi ne fa resoconto, titolo. Una frase che non significa niente al pari di: “Sarò un sindaco bipede”; oppure “Sarò un sindaco che respira” (anche se questa potrebbe nascondere una notizia); o, udite udite, “Sarò un sindaco onesto” (altra notizia, azz!). Ok, basta esempi.
Comunque, sfogliate i giornali e ditemi se trovate una sola voce critica contro una simile insensatezza. Dovremmo cominciare a pensare che buon governo e buona creanza non hanno in comune solo un aggettivo.

Pubblicato da

Gery Palazzotto

Palermo. Classe 1963. Sei-sette vite vissute sempre sbagliando da solo. Sportivo nonostante tutto.

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