Io, futuro governatore della Sicilia

Caro Gery, cari tutti,
scrivo queste parole mentre fuori non c’è nessuna luce. Ogni notte il nero ha il sopravvento solo per pochi minuti, poi i fari delle auto o una stella più luminosa rompono questo colore così incolore.
Non dormo da quattro giorni perché ho riflettuto e solo stanotte la nebbia si è diradata.
Ho preso una decisione. Lo dico a voi e so di dirlo ad amici: mi candido alla Presidenza della Regione Siciliana.
E non lo faccio, credetemi, perché sono un politico, ma perché, nel momento in cui mi è stato chiesto, ho avuto la netta percezione che potevo, che posso rappresentare il volto della Sicilia.
Non è stato facile neanche pensare a cosa posso fare per questa terra. Io, provinciale peggio di una strada. Io, senza neanche una macchia nella fedina penale, nessun processo, nessun amico. Io che odio baciare se non con la lingua (e nemmeno chiunque).
Ecco, anche da questo può partire il cambiamento. Nel momento in cui ho scelto, subito si sono affollate idee per un programma di Governo che provo a sintetizzare.
Famiglia e giustizia: i temi del confronto politico che hanno assediato lo scenario italiano e siciliano. La famiglia prima di tutto. E’ inutile dire quanto conti la famiglia in questa Regione. Sì, io penso che la famiglia vada tutelata sopra ogni cosa con un’azione seria di spionaggio. Penso ad un’istituzione come i “LO DICO” . Un servizio gratuito a cui tutti si possono rivolgere per ottenere prove concrete del tradimento. Quante spie ci sono in giro disoccupate? Quanta professionalità sprecata, sottopagata che deve limitarsi a spiare senza alcuna funzione sociale? Lo spionaggio dev’essere libero e paDrocinato con fondi di un Assessorato al bene comune.
Sulla legge e ammennicoli vari ho le idee chiare: sto ragionando a una diversa collocazione del Palazzo di Giustizia di Palermo. Perché lasciarlo in centro città? L’ubicazione più ovvia mi sembra Bellolampo. Al posto di quelle colonne così brutte, così fasciste, io creerò un termovalorizzatore dove chiunque entri possa essere valorizzato. Entri spazzatura ed esci con un mestiere. Non importa quale, importa che sarà caldo caldo. Entri giudice? Esci Mastella. Cosa vogliamo di più?
Ma un Presidente vero non può limitare la sua azione al capoluogo. E’ indispensabile una politica fiscale che attui una vera redistribuzione della ricchezza dal basso. Sgravi sul riso per gli arancini, sul grano per la cuccìa, sul sesamo per i panini. E se tutti noi sappiamo quanto incidono le accise sul sesamo, ancor di più conosciamo il costo della ricotta. La liberalizzazione della ricotta è il punto da cui partire: una ricotta libera per tutti.
Sempre nell’ambito di vera politica economica dico con forza: “Aboliamo i bilanci delle aziende”. A che servono questi numeri incolonnati? Quale funzione ha conoscere quanto fattura un’azienda? A chi può mai interessare il costo economico di un’industria? Perché bisogna spiattellare i segreti? Meno bilanci significa non usare pesi e misure. Significa poter pagare il pizzo liberamente e non sopportare più la nascita di associazioni contro questo basilare controllo della liquidità. Le associazioni stanno facendo male alla crescita degli adolescenti siciliani. Ne parlo spesso con i genitori sempre più preoccupati: i giovani hanno ormai il seme della legalità. E stiamo attenti: quando attecchisce nessuno può estirparlo.
Pensiamoci in tempo.
Non posso dimenticarmi dei poveri. Ce ne sono troppo pochi ancora. Utilizziamoli, rendiamoli partecipi della vita dei ricchi. Creiamo un centro di stoccaggio di organi vitali. Che se ne fa un povero di due reni o di due cornee? Penso ad un ufficio dove chiunque, sulla base di una autocertificazione, possa utilizzare l’organo di una persona meno abbiente. Il tutto in case di cura multifunzionali, dotate di attrezzature all’avanguardia, da fare sorgere ovunque. Le case di cura costose sono il nostro futuro. E gli ospedali pubblici? Bella domanda. La risposta è semplice: trasformiamoli in sale bingo. Del resto che cos’è oggi un ospedale se non una lotteria? Legalizziamoli, allora. Restituiamo a queste strutture la loro essenza.
Dobbiamo colmare il gap infrastrutturale che ci ha così tanto penalizzati. Abbiamo un progetto del ponte: utilizziamolo. Pensiamo in grande: dal ponte sullo stretto, passiamo al ponte sul largo. Allunghiamolo. Facciamo in modo che da Messina arrivi a Palermo e prosegua verso Catania. A Mulinello potremo creare un sopra–ponte che favorirà lo snellimento del traffico verso Ragusa e Siracusa. Qui, lo so, lo so, è ovvio…. da Capo Passero all’Africa, che ci vuole? Con una piccola rampa arriviamo in un altro continente. Andiamo in quel Paese. Facciamo in modo che i clandestini arrivino via terra.
Sto già lavorando a un altro progetto serio che riguarda l’immagine della Sicilia. Ho scelto una delle città meno travagliate: Gela. Facciamo di questa cittadina la zona di rappresentanza della Regione. Viene un capo di Stato? Che palle portarlo a Palazzo dei Normanni! Stucchi, arte.. ma non se ne può più! Portiamolo a Gela. Facciamogli respirare un po’ di quell’aria nuova. Gela non va bene? Abbiamo anche Priolo.
A questo punto vi starete chiedendo: come diffondere queste innovazioni? Semplice, attraverso un buon ufficio stampa. Ammettiamolo: è una vergogna che abbia ventitrè giornalisti. Soltanto? Basta svoltare l’angolo – magari passando sul sovra-ponte – e arrivare in Burundi per scoprire che l’ufficio stampa del Presidente è composto da 145 giornalisti seri. Io non dico di arrivare al livello del Burundi, per noi assolutamente impensabile. Ma almeno proviamoci: portiamo il numero di professionisti della carta stampata a 100. Sarebbe un successo. Sarebbe un sogno che ci avvicinerebbe al Burundi a grandi passi.
Sto anche lavorando ad un inno: la colonna sonora di Chocolat. Mi sembra perfetta.
Ecco, vedete, piccoli gesti, nessuna grande pretesa. Questi sono i primi punti di un programma che crescerà. C’è un Presidente in ognuno di noi. Liberiamolo. Votate per Torta: ce n’è per tutti.

Pubblicato da

Gery Palazzotto

Palermo. Classe 1963. Sei-sette vite vissute sempre sbagliando da solo. Sportivo nonostante tutto.

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