Un nuovo inizio

Con questo articolo Roberto Torta inaugura la sua rubrica settimanale (o chissà) su questo blog: Torta in faccia. Che dio me la mandi buona.

di Roberto Torta

Lucia ha 38 anni, è insegnante, non è mai stata sposata. Ieri sera, a cena, parlava di una nuova sua fiamma: Giovanni, assicuratore. Diceva quanto è bello e quanto le fa bene avere un nuovo inizio. “Perché – spiegava – iniziare una storia, uno sport, un’attività, è una vera e propria ginnastica per il cervello”.

Scoprire un nuovo odore, un nuovo timbro di voce, nuove inflessioni dialettali, nuovi modi di baciare, di guardare le cose, occhi a cui non siamo abituati: tutto questo stimola la nostra fantasia.
La discussione è stata ampia e articolata. Mia moglie, intelligente ma gelosa come un Otello, diceva che iniziare sempre significa non avere un punto fermo e credo che Lucia non verrà più a casa mia.
Mio cognato aveva la bava alla bocca solo al pensiero di poter stare lontano da sua moglie.
Altri amici, noti e assertori della teoria “basta che respirano”, con accanto le loro compagne si esibivano in salti mortali di dichiarazioni su quanto sia importante avere una relazione stabile. Io li guardavo allibiti e notavo gli occhi scintillanti di queste compagne, proprietarie di così tante corna che solo Dio sa (oltre me e almeno un centinaio di persone).
Lucia insisteva e passando dal personale al generale diceva: “Quando conosci una persona nuova, ti viene voglia di farti la ceretta anche all’inguine, vai dal parrucchiere più spesso, cerchi di essere originale e di condividere i suoi interessi. Diventi gradevole fuori ma anche dentro. Poi, certo, la delusione può essere dietro l’angolo, ma in quel caso si può rimanere semplicemente amici o non frequentarsi più. La vita dev’essere una serie continua di inizi”.
Tutti aspettavano il mio parere e, lo confesso, ho detto una cosa di cui mi vergogno spudoratamente: “Io inizio ad amare mia moglie ogni mattina”.
Ma l’ho fatto solo perché non mi va di iniziare le pratiche per il divorzio.
P.S. E’ inutile che mi chiedete il numero di Lucia, tanto non ve lo darò mai.

Pubblicato da

Gery Palazzotto

Palermo. Classe 1963. Sei-sette vite vissute sempre sbagliando da solo. Sportivo nonostante tutto.

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