Ho osservato un fenomeno interessante e bello. Ogni volta che propongo un tema di riflessione che necessita di elaborazione (cioè di tempo) per repliche e varia partecipazione, c’è una sorprendente rispondenza tra i lettori del blog, anche quelli occasionali. Il post di sabato non era semplice, eppure sono venute fuori idee originali e divertenti: in una parola, intelligenti. Era un gioco, ovviamente, quindi molliamo certi moralismi che qualcuno continua a impugnare: può anche essere stimolante fare l’esegesi di “mosca cieca” a patto che non si impartiscano lezioni sulla ragion pura. Sempre di gioco si tratta.
Tornando a noi, ho più volte sfiorato il pensiero più controproducente per un giornalista: le notizie hanno stancato. La gente, anzi la ggente è satura di fatti, commenti sui fatti, analisi dei fatti, polemiche sulle analisi dei fatti, reazioni ai commenti dei fatti, retroscena dei fatti, vivisezioni dei fatti. Il bombardamento ha causato un’overdose i cui effetti sono assimilabili al suo contrario, a una crisi di astinenza. La mia non è una considerazione statistica, questo blog non ha voce in capitolo in tal senso. Però affacciandomi ogni giorno a questa piccola finestra sto capendo molte cose. Il messaggio della comunicazione deve cambiare, ma cambiare giorno per giorno. La partecipazione non è un contorno, bensì un alimento fondamentale. Ad esempio, giocando e misurandosi sul filo dei ricordi, dei desideri, delle ambizioni si impara a far gruppo, società. Il trito esercizio del “mi ricordo” è un grimaldello che forza porte di case distanti, ma che hanno gli stessi tinelli, le stesse pareti stinte, lo stesso profumo, indimenticabile, dei ricordi. Che ben cristallizzati non diventeranno mai rimpianti.