Aggettivi per Cuccia

Quando se ne andò, Enrico Cuccia lasciò dietro di sé alcune leggende. Era facile, del resto, favoleggiare su quest’uomo piccolo e potente, dalle ferree abitudini e dai rarissimi sorrisi. Ora il Corriere della Sera ci fa sapere che il conto lasciato ai figli ammonta a 150 mila euro e che non esiste neanche un testamento.
C’è una sensazione che prende il sopravvento quando penso a uomini come Cuccia. E’una sensazione di imbarazzo. Mi piace, ci piace giudicare i grandi uomini perché è per proprio questo che sono diventati grandi, per essere additati, criticati, invidiati, emulati, denigrati e glorificati.
Cuccia appartiene a una categoria di cui è e sarà unico membro, solista fino dentro la tomba. Burattinaio, spietato tra gli spietati, banchiere dei banchieri, non ritirò neanche l’assegno come presidente onorario di Mediobanca (163 milioni di lire).
E’ di certo una figura d’altri tempi per la quale non è mai stato coniato un aggettivo giusto ed equilibrato.

La leggenda continua.

Pubblicato da

Gery Palazzotto

Palermo. Classe 1963. Sei-sette vite vissute sempre sbagliando da solo. Sportivo nonostante tutto.

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