I cittadini dell’antimafia

Due parole sulla lotta alla mafia, il giorno dopo le manifestazioni per commemorare le vittime della strage di Capaci. Senza alcuna cautela dico che bisogna fermare questo pendolo che oscilla tra il disfattismo e il trionfalismo. Bene i giovani, bene i grandi tra i giovani, benissimo i festeggiamenti. Male la retorica dei lenzuoli, male le interviste a magistrati e poliziotti, malissimo gli slogan politici.
La strategia contro Cosa nostra va tarata sull’obiettivo, che sono i boss, e non sul consenso popolare. Perché la lotta contro il crimine in genere non va giustificata come se lo Stato avvertisse un malcelato disagio, va attuata e basta nel silenzio delle regole. Mi piacerebbe che in questo Paese ognuno facesse il suo mestiere. Non godo nel leggere l’ennesimo pippone di un magistrato su Micromega: se proprio avverte il bisogno di scrivere si dedichi ad altre carte che – sono certo – affollano la sua scrivania da troppo tempo. C’è troppa gente che scrive, poca gente che indaga, pochissima gente che legge.
Non gradisco nemmeno sentire esponenti politici che illustrano futuribili strade giudiziarie con tanto di autocompiacimento per “il lavoro che questo governo sta facendo”: se proprio avvertono il bisogno di dichiarare, frequentino di più le aule del parlamento, facciano girare i motori dell’attività legislativa (alla paralisi, Prodi dixit) e incassino risultati.
I giovani infine. Tirati per la maglietta da una parte e dall’altra rischiano di non maturare una coscienza reale del problema. Sacrosanti i cortei e buona l’idea dei concerti per commemorare, però ci vuole qualcosa affinché, esaurita l’euforia della gita scolastica, le parole non restino sulle lapidi.
Ecco il punto. C’è un luogo in cui ci si gioca il tutto per tutto nella lotta alla mafia e quel luogo è la scuola. Educare alla legalità non vuol dire annoiare i ragazzi con conferenze e deportazioni di massa sui luoghi “caldi”, vuol dire insegnar loro il culto del bello, lasciarli cadere tra le braccia dell’arte, farli entrare nella Storia da cavalieri e non da pedine. I giovani con un talento, con una passione sono l’arma mortale per i malefici boss di Cosa Nostra.
Oltre ai fiori mettete libri e cd nei vostri cannoni.

Pubblicato da

Gery Palazzotto

Palermo. Classe 1963. Sei-sette vite vissute sempre sbagliando da solo. Sportivo nonostante tutto.

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